RELIGIONE
Come nacque, 100 anni fa, la Milizia dell’Immacolata
dal Numero 40 del 15 ottobre 2017
di Raimondo Giuliani

Il contesto nel quale nacque la Milizia dell’Immacolata è molto interessante, e presenta dei tratti di somiglianza che lo lega ai tempi presenti.

Alla base della santità e dell’opera di san Massimiliano M. Kolbe sta un pensiero, un ideale concepito al tempo degli studi romani, che lo guiderà per tutta la vita, attraverso varie fasi di maturazione, fino a raggiungere una solidità teologica straordinariamente profonda, benché non espressa a mo’ di summa in un’opera completa. In questo articolo si cercherà di individuare più che altro ciò che può essere considerato il “terreno” in cui germogliò il seme primigenio del suo pensiero e della sua attività mariana che compie, in questi giorni, cento anni.
Quattro elementi sembrano aver concorso all’ispirazione e formazione della Milizia dell’Immacolata. Essi possono identificarsi: 1) nella devozione al Sacro Cuore di Gesù; 2) nell’amore a Maria Santissima soprattutto contemplata nelle sue prerogative di Immacolata Concezione e Mediatrice universale di grazia; 3) nell’influenza benefica e propositiva del Romano Pontefice e, di contro, 4) nell’azione nefasta della massoneria ai danni della Chiesa Cattolica.
Particolarmente preziosa è la circostanza che vide nascere questa milizia mariana, destinata a diffondersi in tutto il mondo (dalla Polonia, fino all’America e al Giappone), proprio nel cuore di Roma – dove studiava il giovane chierico Fra Massimiliano – e nel giorno – il 16 ottobre 1917 – della memoria della morte di santa Margherita M. Alacoque, la santa del Sacro Cuore. San Massimiliano nutriva grande devozione per il Sacro Cuore di Gesù e nella cappella del collegio serafico ove spesso sostava in preghiera o in adorazione eucaristica, sull’altare maggiore campeggiava il quadro raffigurante Gesù che, con san Francesco, presenta a santa Margherita il suo Cuore.
Si sa che nell’atto di consacrazione all’Immacolata composto dal Santo – quello che utilizzarono i primi confratelli-militi – il riferimento al Sacro Cuore di Gesù è esplicito e che il giovane chierico era stato previamente impressionato dalla solenne cerimonia di consacrazione del suo Ordine al Sacro Cuore, compiuta nel collegio il 30 giugno 1913.
Di fronte al Sacro Cuore di Gesù, il nostro Santo si poneva in modo tutto francescano, avvertendo cioè il bisogno di ricambiare l’amore di quel Cuore che ha tanto amato gli uomini ma che in cambio riceve solo freddezze. Con il Serafico Padre si doleva che «l’amore non è amato»; e a queste parole che appaiono sul diario personale nel giugno 1919, segue il proposito: «amantem redama», ossia il “ricambio all’amore divino”.
Tale spinta trova nella persona dell’Immacolata la sua più adatta “leva d’azione”. Fra Massimiliano presto comprende che Lei sola è la personificazione perfetta di questo ricambio d’amore da parte della creatura verso il Creatore. Ecco perché vuole inserirsi, e vuole inserire tutto ciò che fa e che gli appartiene, nel mistero della sua Persona immacolata. In essa ogni preghiera e azione è perfettamente e soprannaturalmente valorizzata, perché raggiunge Dio donandogli la massima gloria possibile.
Nella stessa cappella del collegio di via San Teodoro, l’11 febbraio 1913 festa dell’apparizione della Vergine a Lourdes, era stata inaugurata solennemente una statua dell’Immacolata. Fra Massimiliano spesso sostava dinanzi ad essa contemplando il primo privilegio di Maria e l’intero messaggio lasciato alla piccola Bernadette. Aveva nel frattempo cominciato a sperimentare la forza interceditrice dell’Immacolata, che salvò la sua vocazione sacerdotale nell’occasione di una brutta infezione al pollice della mano destra: era già stata programmata l’amputazione quando, con ferma fede, il giovane Fra Massimiliano vi applicò un po’ d’acqua benedetta di Lourdes, e il giorno dopo, tra la meraviglia dei dottori, riebbe il dito completamente e miracolosamente guarito.
L’ispirazione di fondare un’associazione mariana che vivesse la consacrazione all’Immacolata per glorificare il Sacro Cuore di Gesù fu una tappa naturale del suo percorso spirituale. Incerta è l’influenza diretta di san Luigi M. Grignion (il cui Trattato era già conosciuto in Italia) o di Chaminade, anche se si trovano tra essi e il nostro Santo alcuni tratti di convergenza. Sembra piuttosto che siano bastate a Fra Massimiliano le numerose esortazioni dei Papi. A questo proposito bisogna notare che san Pio X, pontefice negli anni 1903-1914, avrebbe desiderato, e ciò fu fatto sapere al Congresso Mariano di Einsiedeln nel 1906, una lega dei devoti di Maria di tutte le nazioni e la fondazione dei Cavalieri di Maria che avesse praticato la devozione nello spirito del Montfort e l’assoluta obbedienza al papa. Tra i proponimenti del Congresso Mariano di Saragozza nel 1908 fu poi rinnovato il voto per la costruzione dell’Ordo Equitum marialium.
Pochi anni prima, nell’enciclica mariana Ad diem illum, in occasione del 50° dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata, il Papa ricordando il programma del suo Pontificato: “Rinnovare tutto in Cristo”, asseriva: “Non vi è via più sicura e spedita di Maria”, lasciando alla cristianità una preziosa eredità mariana che verrà felicemente raccolta dal giovane studente del collegio serafico romano.
La voce del Santo Padre, d’altra parte, fu illuminante anche per la scelta dei mezzi d’azione della sua milizia; lo apprendiamo da quanto riferirà san Massimiliano in una conferenza tenuta a Cracovia tra il 1919-1921: «Il Santo Padre Pio X scriveva nel 1905 ai vescovi messicani: “A proposito dei quotidiani e giornali, vorrei convincere una volta per tutte coloro che riflettono realisticamente, che bisogna impegnarsi con tutte le forze a far sì che i cattolici abbiano tra le mani soltanto riviste e giornali veramente cattolici. Al giorno d’oggi questo è, secondo il mio parere, il problema più importante”. Nel 1908, poi, parlando nel corso di un’udienza ad ecclesiastici, si espresse ancor più energicamente: “Né il popolo né il clero si rendono conto dell’importanza della stampa. Dicono che in passato la stampa non esisteva, e non comprendono che i tempi sono cambiati. È cosa buona edificare chiese, predicare, fondare missioni e scuole, ma tutte queste fatiche saranno vane se trascuriamo l’arma più importante dei nostri tempi, vale a dire la stampa”» (Scritti Kolbe, n. 1249). Parole, queste, che dovettero convincere particolarmente il giovane polacco che proprio lì a Roma si stava preparando alla futura battaglia.
Un altro elemento che influenzò il nuovo movimento mariano fu la lotta tenace e spudorata contro la Chiesa ingaggiata da governi e partiti che si proponevano quale fine preciso la scristianizzazione della società in nome del progresso e della “laicizzazione”. A questi si affiancava, anzi ne era l’anima, l’azione della massoneria, fattasi particolarmente audace con manifestazioni anticlericali che avevano luogo a Roma contro il papa Benedetto XV, osservate dal nostro chierico con viva preoccupazione. Egli stesso scrisse della M.I.: «L’occasione che ne determinò la fondazione furono le iniziative sempre più provocatorie della massoneria e degli altri nemici della Chiesa di Cristo nel centro stesso del cristianesimo». Iniziative promosse da autorità, intellettuali, e gruppi di teppisti, aizzati da pubblicazioni irriverenti come il giornale L’Asino.
Il Santo si avvide con sofferto stupore che, a quel tempo, la stampa quotidiana e periodica era quasi completamente utilizzata da coloro che avversavano la Chiesa, mentre l’esperienza dimostrava quanto essa fosse determinante nel formare l’opinione pubblica. Di queste sue riflessioni parlerà in seguito, nella stessa conferenza citata, per presentare l’azione cattolica della Milizia: «Già cento anni fa, quando erano ancora pochi quelli che sapevano leggere, Napoleone affermava giustamente: “La stampa è la quinta potenza del mondo”. Coloro che hanno compreso subito questa cosa sono stati gli ebrei e, mi sia lecito dire con più chiarezza, i massoni, i quali con una logica di ferro mirano all’attuazione del principio sancito ancora nell’anno 1717: “Distruggere ogni religione, specialmente quella cristiana” [...]. “Finché i giornali del mondo non saranno nelle nostre mani, tutte queste cose non serviranno a nulla. [...]. Impadroniamoci della stampa, e in breve tempo governeremo e dirigeremo le sorti dell’Europa intera”».
Certamente ci sarebbero altri elementi da ricordare, che contribuirono cento anni fa a dar vita alla Milizia dell’Immacolata; non ultimi quelli di ordine soprannaturale, come la visione dell’Immacolata che presentò al piccolo Raimondo le due corone, premio della sua battaglia. Visione che secondo alcuni biografi del Santo sarebbe stata riconfermata dalla Madonna tramite un’altra esperienza soprannaturale vissuta negli anni romani, di cui il Santo non ha mai parlato esplicitamente, ma che gli studiosi rinvengono leggendo in filigrana i suoi scritti.
Quanto detto, tuttavia, può bastare per comprendere che, se anche le circostanze possono essere cambiate, la nostra meta e la nostra lotta è rimasta la stessa. E tali sono rimasti anche i nostri nemici. E se cento anni fa si era solo all’inizio della parabola discendente che ha portato alla scristianizzazione del vecchio continente, oggi l’indebolimento morale e religioso della nostra civiltà è tale da rendere molto più necessaria questa battaglia. Torniamo allora virtualmente nel posto in cui cento anni fa tutto ha avuto inizio per celebrare almeno spiritualmente questo centenario, ascoltando le parole che disse il card. Karol Wojtila in visita alla cappella di via San Teodoro il 15 ottobre 1977: «È qui che il Padre Kolbe ha scoperto il mistero dell’Immacolata e lo ha scoperto non solo come la più grande bellezza dell’universo creato, ma soprattutto come una forza, un’energia potentissima che egli voleva comunicare anche agli altri. A tal fine egli ha realizzato la sua opera e le ha dato il nome di Milizia dell’Immacolata, ma è da sottolineare bene che solo in questa parola “Immacolata” e nel mistero che essa racchiude, egli trova la fonte di quella potente forza». L’Immacolata è ancora e più che mai viva e presente accanto alla sua Chiesa e ai suoi figli da salvare, lo “spirito della Milizia dell’Immacolata” non è dunque morto perché non è altro che lo spirito della Chiesa militante sotto la Mediazione della Madre Immacolata.

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