MARIA SS.
“Vi fu una festa di nozze...”
dal Numero 37 del 24 settembre 2017
di Carlo Codega

A Cana furono celebrate le famose nozze di cui nel Vangelo è taciuto il nome degli sposi. C’è chi ha colto in quest’omissione il segnale per un’interpretazione spirituale mariana dell’episodio: sono Gesù e Maria i veri “sposi” di cui a Cana vennero celebrate le “mistiche nozze”.

Ci siamo congedati dalla spianata del Tempio di Gerusalemme con gli occhi fissi sulla “Virgo Ecclesia facta” – la “Vergine fatta Chiesa” amata da san Francesco – che ci ha mostrato come il culto dell’Antico Testamento trovi compimento nel Sacrificio di Cristo, i cui tesori sono stati affidati alla Chiesa tramite il sacramento dell’Eucaristia, che riattualizza l’unico sacrificio del Calvario. A questo punto il nostro pellegrinaggio – recuperando l’ordine cronologico degli avvenimenti – deve ritrovare le vie del nord, quelle della Galilea, per dirigersi a Cana, sede del famoso episodio evangelico delle Nozze.

Cana di Galilea

Non c’è, in realtà, unanimità sull’ubicazione dell’evangelica cittadina di Cana. Tra le varie pretendenti però la città galileiana di Kafar Kanna a soli 10 chilometri da Nazareth, sembra vantare i maggiori titoli di autenticità e tradizione. La cittadina si presenta come un piccolo agglomerato urbano sito su un dolce pendio che scende verso le fertili pianure della Galilea, oggi ampiamente sfruttate dall’avanzatissima agricoltura dello Stato d’Israele.
È il resoconto di un pellegrino del VI secolo a identificare questa ridente cittadina con quella evangelica, in quanto la situa a una giornata di cammino da Sefforis. L’anonimo pellegrino diceva di aver potuto addirittura utilizzare il sedile stesso dove si era seduto Gesù alle celebri nozze e di aver potuto vedere e toccare le due giare del miracolo, sennonché ci è impossibile esprimerci in termini sicuri su questo racconto. Ciò che sappiamo con certezza è che dal XVI secolo in poi il luogo dove sorge l’attuale “Santuario del miracolo” venne riconosciuto con il luogo dell’evangelico banchetto di nozze in quanto alcuni scavi avevano portato alla luce una sala a colonne che fece pensare immediatamente a una basilica bizantina o ad una costruzione crociata, e dunque ad un luogo di culto cristiano. Tuttavia gli studi archeologici recenti tendono a riconoscere in quella sala piuttosto un ambiente sinagogale – un edificio sacro ebraico – dei primi secoli dopo Cristo che un luogo di culto bizantino o crociato, per quanto vi siano anche successive sepolture cristiane. In altre parole non è possibile affermare con certezza che questo sia stato un luogo di culto cristiano e se corrisponda a quello visitato dall’anonimo pellegrino. Tanto meno quindi ci sarà possibile affermare con certezza la corrispondenza di questo luogo con quello delle nozze evangeliche: ciò non deve comunque togliere l’importanza di questo monumento che, a fine dell’800, venne costruito dai Francescani sul terreno appena riscattato e adibito all’uso della piccola comunità cristiana di rito latino ivi presente, come memoriale e ricordo dell’episodio evangelico del miracolo di Cana.

«Vi fu una festa di nozze...» (Gv 2,1)

Più che soffermarci sui singoli aspetti di questo luogo sarà bene tenere presente che le colonne e i capitelli dell’antica sinagoga – l’ambiente scoperto nel XVI secolo – sono stati utilizzati per sostenere l’atrio dell’attuale chiesa la quale, nel suo stile piuttosto eclettico ma di una certa monumentalità, ci trasmette tutto sommato una certa serenità. Nel santuario dedicato al Miracolo di Cana in effetti ci piace vedere la figura stessa di Maria: non cercheremo la sua presenza in qualche luogo santo o in qualche parte della chiesa, ma piuttosto, entrando in essa, ci lasceremo abbracciare dalla Vergine fatta Chiesa. Non è un caso d’altronde che proprio parti di un’antica sinagoga vadano a costituire i basamenti dell’atrio del tempio cristiano, in quanto – se riconosciamo nella Chiesa la figura della Vergine stessa – non è strano pensare che gli elementi autentici della religione e del culto ebraico siano stati come una preparazione e un appoggio su cui Maria Santissima ha poi innestato la sua monumentale fede e il culto del vero Dio, la cui rivelazione definitiva avvenne per opera di Gesù Cristo.
Bisogna peraltro ricordare che l’episodio di Cana di Galilea ha molto da insegnarci in ordine alla nostra Fede. Un primo particolare che stupì alcuni Padri della Chiesa è l’episodio evangelico che, pur descritto con una certa ricchezza di particolari, omette del tutto di informarci sull’identità dei due sposi. In questa reticenza si può scorgere in effetti il segnale per un’interpretazione spirituale dell’episodio: non si parla di nessun altro se non di Maria e Gesù, segno che sono loro i veri mistici “sposi”, di cui a Cana vengono celebrate le nozze. In effetti il miracolo di Cana segna l’inizio del ministero pubblico di Gesù, ministero di insegnamento della verità e di santificazione delle anime, il quale è proprio la missione affidatagli dal Padre. Ma tale ministero fonda la “Nuova Alleanza” la quale, come facevano i profeti relativamente all’antico patto con Jahvè, è ben descritta dalla metafora nuziale: così come Jahvè si era sposato con il popolo d’Israele, così ora Gesù si sposa con Maria, la quale tiene il posto e rappresenta la Chiesa intera, mistico popolo dei veri adoratori di Dio «in spirito e verità» (Gv 4,23). È vero che la Chiesa verrà effettivamente generata solo con la morte sulla croce – che è il compimento della missione salvifica e redentrice di Gesù – ma Maria già anticipava la Chiesa, in quanto preservata da ogni macchia di peccato, e ne teneva il posto all’inizio della vita pubblica di Gesù. Non a caso un evidente parallelismo si nota tra l’episodio di Cana e quello della morte in croce: alla risposta enigmatica di Gesù alla “Donna” («Non è ancora giunta la mia ora», Gv 2,4), si riferisce invece il compimento di quell’ora sulla Croce («È venuta l’ora», Mc 14,41), dinanzi alla «Donna» (Gv 19,26). L’ora che non era ancora giunta, cioè quella del compimento della Redenzione, si realizza al Calvario con la nascita della Chiesa, tratta dal costato di Gesù come nuova Eva dal nuovo Adamo!

Mediatrice di tutte le grazie

Contemplando Maria, la “Vergine fatta Chiesa” – secondo la famosa espressione di san Francesco d’Assisi –, ci si può accorgere che l’episodio di Cana ha qualcos’altro da insegnarci. Se la Vergine Maria rappresenta la vera fede del popolo eletto che si compie nella rivelazione definitiva del Messia preannunciato, non è meno vero che la Nuova Legge è soprattutto – come insegna san Tommaso d’Aquino – “una legge di grazia”. Gesù non è venuto solo a svelare il volto completo di Dio rivelando la sua Unità e Trinità, mistero d’amore sconosciuto agli ebrei, ma anche ad elevarci ad una condizione nuova, la condizione di figli di Dio per adozione tramite la grazia: ecco l’essenza della Nuova Alleanza.
Il racconto evangelico di Cana è infatti uno dei testi scritturistici che meglio rivela come nell’economia della grazia soprannaturale la Madonna occupi un posto di tutto rilievo, quello di “Mediatrice universale di grazia”. Maria non è la fonte della grazia, in quanto la grazia soprannaturale può venire solo da Dio e non da Maria, che è una creatura come noi, tuttavia per disposizione divina è Maria che media la grazia, attingendola dal seno della Santissima Trinità per dispensarla a tutti gli uomini. Da una parte è Lei a portare le preghiere e le sofferenze degli uomini – in questo caso gli sposi reali di Cana, imbarazzati per l’esaurimento delle scorte di vino – al Cuore dolcissimo di Gesù, mediando così dal basso verso l’alto gli aneliti degli uomini. Dall’altra parte, dall’alto in basso, è Lei a ottenere dal suo Figlio diletto le grazie per tutti gli uomini, intendendo sia le grazie o aiuti materiali – come nel caso delle nozze di Cana con il miracolo del vino – sia la grazia propriamente detta, quella che ci rende figli di Dio. Non a caso lo stesso miracolo del vino è passibile di un’interpretazione spirituale: l’acqua trasformata in vino può ben rappresentare la nostra umanità (l’acqua) che tramite l’azione soprannaturale della grazia infusa nei nostri cuori viene divinizzata, nel senso che diviene con la figliolanza divina «consorte della divina natura» (2Pt 1,4) e tempio della Santissima Trinità ed elevata così ad altezze irraggiungibili alla nostra natura umana.

La Madre della Chiesa

In questo quadro però scopriamo che quella che finora abbiamo guardato come “Vergine fatta Chiesa” – modello ed esemplare perfetto della stessa Chiesa – si rivela invece, in forza della mediazione di tutte le grazie da Lei svolta in favore di tutti gli uomini, la “Madre della Chiesa”. Il racconto evangelico di Cana inizia infatti proprio chiamando la Vergine Maria con l’appellativo di “madre”, per quanto inteso nel senso di madre di Gesù (cf. Gv 2,1). Oltre a ciò il miracolo di Cana è stato inteso dai Padri e dai Dottori della Chiesa anche come una prefigurazione di almeno tre sacramenti. In primo luogo il matrimonio che dalla sua forma di consenso naturale tra uomo e donna (la semplice acqua) diviene sacramento, cioè segno efficace dell’unione tra Cristo e la Chiesa (cioè il vino). Anche il Battesimo può essere ben rappresentato sia per la trasformazione che attua della natura umana divinizzandola con la grazia santificante, sia perché lo stesso Vangelo ci informa che i contenitori usati per il miracolo erano anfore per la purificazione (Gv 2,6), bella immagine del lavacro battesimale con cui ci viene tolto il peccato. Infine l’Eucaristia è ben rappresentata dal miracolo di Cana, sia per il comune riferimento al vino, che per la trasformazione di sostanza che si attua in entrambe. Dunque l’episodio di Cana ci parla dei sacramenti della Chiesa Cattolica, ma cosa sono i sacramenti se non il dono e il compito principale che Nostro Signore ha lasciato alla Chiesa per salvare e santificare gli uomini? Nel momento poi in cui la Chiesa effettivamente nasce, cioè sul Calvario, l’acqua e il vino che scaturiscono dal costato di Gesù – da dove è tratta la Chiesa come nuova Eva – non sono forse il segno dei sacramenti, in particolare del Battesimo e dell’Eucaristia? I sacramenti sono infatti il dono nuziale lasciato da Cristo alla Chiesa, sua sposa, ma prima di tutto furono donati a Maria, in quanto Madre della Chiesa. È Lei infatti a ricordare sempre e fino alla fine del mondo alla Chiesa e ai suoi membri quel richiamo per la prima volta fatto a Cana: «Fate tutto quello che vi dirà» (Gv 2,5). Nel santuario del miracolo di Cana così come in ogni altra chiesa della terra, lasciamoci dunque abbracciare dalla Madre della Chiesa, da Colei che ha generato con Cristo la Chiesa e che fino alla fine dei tempi l’assisterà con la sua materna protezione.

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