Padre Pio dà una risposta a una mamma angosciata, che non ha notizie del figlio sacerdote: «Il mio dolore è più grande del tuo!».
C’è in verità da rimanere meravigliati! Egli, in quanto padre spirituale del giovane, soffre più di lei, che lo ha generato! Come è possibile questo?
Ci fa osservare il dott. Bruno Pavone, parlando del Padre: «Il suo amore, le sue premure, le sue delicatezze non potevano essere di una persona umana, data la portata e la vastità di quei sentimenti, che egli dimostrava di possedere dentro. Doveva pensare, badare a troppi suoi figli. Nel cuore di Padre Pio c’erano palpiti divini».
Questo figlio spirituale aveva avuto tale particolare illuminazione, durante una Confessione fatta con il Padre. E ripeteva dentro di sé, riferendosi a lui: “Nel tuo cuore batte il Cuore di Gesù”. Il nostro Santo che, come sappiamo, leggeva spesso nel pensiero dei penitenti, “impallidì”: ci fu un momento di imbarazzo per entrambi.
Ma di questa straordinaria realtà ci parla lo stesso Padre Pio.
Il Santo, dopo aver informato il suo confidente padre Agostino da San Marco in Lamis che quei “cosacci” – i demoni – lo avevano picchiato così barbaramente da ritenere grazia ben grande l’aver sopportato ciò senza morirne, essendo la prova di gran lunga superiore alle sue forze, scrive testualmente: «Ma il buon Gesù, non mancò di consolarmi. A stento potei recarmi al divin Prigioniero per celebrare. Finita la Messa, mi trattenni con Gesù in rendimento di grazie.
Oh quanto soave fu il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina! Fu tale che, pur volendomi provare a voler dir tutto, non lo potrei; vi furono cose che non possono tradursi in un linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e celeste.
Il Cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l’espressione, si fusero. Non erano più due cuori che battevano, ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d’acqua che si smarrisce in un mare. Gesù n’era il paradiso, il re» (Epistolario I, n. 273).
E l’anno dopo il Santo, nello scrivere al suo direttore spirituale, padre Benedetto Nardella, fa ancora luce sulla natura e l’origine della compassione che egli prova per le sofferenze dei fratelli, che lo circondano: «Veggo benissimo essere questo un singolarissimo favore di Dio, perché per lo addietro, sebbene per divina misericordia non tralasciavo mai di aiutar i bisognosi, non avevo naturalmente se non poca o niente pietà delle loro miserie».
“Vi tengo tutti scolpiti qua”
Il Santo, fin dai primi tempi del suo arrivo a San Giovanni Rotondo, aveva conosciuto la famiglia Fusco, di San Martino in Pensilis (CB), ed aveva stabilito con tutti i suoi membri rapporti di familiarità e confidenza: i privilegiati però erano i maschietti, che salivano in convento e potevano trattenersi con Padre Pio mentre studiava in biblioteca, ove a volte egli li confessava.
«Vi tengo tutti scolpiti qua», diceva il Santo, toccandosi il petto, all’atto di congedarsi con loro che facevano ritorno al paese dopo le frequenti visite.
Ma questa famiglia, tanto fortunata per l’amicizia che aveva con il Padre, subì una grande prova. Durante l’ultimo Conflitto mondiale, due dei figli, Alberto e Salvo, furono richiamati alle armi. Partirono, ma non fecero più ritorno a casa: il primo fu dato per disperso in Russia, l’altro in Africa. Padre Pio alla notizia luttuosa portata dai familiari, quasi scusandosi per non aver potuto risparmiare ad essi quella tragedia, ebbe a dire: «Ho offerto la vita per essi, ma non sono riuscito a salvarli».
La tragedia ha segnato per sempre quella famiglia. La sorella Maria in una Confessione espresse al Padre la sua angoscia: «Sto in croce». Ed il Santo: «E pure con la corona di spine».
Ma il primo cuore a sanguinare era quello del Padre. Per il dolore che si rinnovellava in lui tutte le volte che i componenti della famiglia, arrivando da San Martino, mostravano sul viso il segno della tristezza e delle lacrime, un giorno disse: «Vorrei non vedervi più, eppure ci tengo tanto».
Padre Marcellino IasenzaNiro,
“Il Padre” san Pio da Pietrelcina. La grande famiglia protetta dalla Madonna.
Testimonianze, pp. 648-651