C’è chi s’illude che la legalizzazione della droga possa soppiantare la criminalità organizzata, ma le esperienze di altre Nazioni insegnano il contrario. A farne le spese saranno, purtroppo, i giovani che vi potranno accedere con più facilità e spensieratezza, compromettendo la loro esistenza.
L’Apostolo san Paolo, nella Lettera ai Romani, ci ricorda che: «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo» (13,12-13).
Tutte queste opere delle tenebre ci conducono a una dimensione disordinata della vita, lontana dai Precetti divini, che ci schiavizzano e ci fanno perdere la libertà interiore dei figli di Dio. Ci fanno vivere a un livello superficiale e ci impediscono di scendere nelle profondità del nostro essere, dove avviene l’incontro con il Salvatore; ci fanno stare come tra orge e ubriachezze, tra lussurie e impurità, tra litigi e gelosie.
In un certo qual modo tutti questi termini citati nella Lettera di san Paolo non indicano solo ciò che essi esprimono comunemente, stricto sensu, ma anche l’insieme delle condizioni che avviano gli uomini verso un’esistenza vegetativa, caratterizzata dall’assecondare gli impulsi e le pulsioni, che li volgono verso il basso, rendendoli simili agli animali.
Per giungere a tali degradanti condizioni, non possiamo certamente omettere i danni provocati dall’uso della droga, oggi sempre più occultati nel dibattito parlamentare. Infatti, alla Camera c’è un disegno di legge denominato Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati. Il titolo ci fa subito capire il tenore di questa proposta di legge che prospetta di abolire il reato penale in caso di coltivazione e di vendita della cannabis, da cui si ricava, come sappiamo, marijuana e hashish. Se dovesse passare così come scritta nel testo attuale, i nostri giovani sarebbero spinti a usare, ancora con più facilità, sostanze che li dirigono verso quei paradisi artificiali in cui si smarrisce il senso della vita e che trasformano gli uomini in amebe.
Il disegno di legge dà ai maggiorenni la possibilità di coltivare fino a un massimo di cinque piante di canapa. Per loro è previsto solo l’obbligo di informare l’ufficio del Monopolio di Stato. Inoltre esso consente anche di aumentare la dose di droga per uso personale; se ne potranno detenere 15 grammi. È ovvio che tutto ciò faciliterà lo spaccio: in buona sostanza lo renderà legale. Purtroppo c’è chi s’illude che la legalizzazione della droga combatterà la criminalità organizzata; in realtà le esperienze di altri Stati d’oltreoceano, dove il commercio della droga è già stato autorizzato, dimostra che è falso. Infatti, i negozi dove si vendono stupefacenti consentiti dalla legge, che alterano la psiche umana, sono sistematicamente presi di mira dalla malavita organizzata e non. I prodotti rubati sono poi immessi in commercio a prezzi più bassi, creando una sorta di mercato parallelo.
Se la legge fosse approvata, il danno maggiore consisterebbe nel messaggio che passerebbe: ci si convincerebbe che le droghe leggere non comportino particolari ricadute su chi ne fa uso. Allora, a chi sta a cuore il destino dei nostri giovani? Non certamente ai politici poiché ci sono circa 200 deputati pronti a votare la legge. Il loro destino sta innanzitutto a cuore a Gesù e, attraverso il suo Cuore, alla Madonna. Solo Loro possono salvarci dalle nostre dipendenze e da una classe politica sempre più schiava del sistema globale e lontana dai veri problemi degli uomini d’oggi. Primo fra tutti la salvezza dell’anima.