MODELLI DI VITA
Sacerdote nell’intimo. Padre Silvain Giraud
dal Numero 39 del 9 ottobre 2016
di Paolo Risso

Scoperta la grandezza, la sublimità del Sacerdozio, non poté non farsene promotore nella Congregazione dei Missionari della Salette, cui si sentì chiamato, e a più vasto raggio attraverso i suoi scritti. Il Sacerdote non è pienamente tale se non si fa Ostia con Gesù: questo predicò e questo visse.

Il 19 settembre 1846, 170 anni fa, la Madonna apparve a due pastorelli, Melania e Massimino, sul monte della Salette, in diocesi di Grenoble. Piangeva amaramente sui peccati degli uomini. Si lamentava della dissacrazione del giorno festivo, delle bestemmie contro il nome di Gesù, dell’allontanamento dalla Fede e dalla Legge di Dio. Il suo dolore era ancora più forte, perché dichiarava di non riuscire più a trattenere i castighi del Figlio suo su un’umanità che lo rifiuta e lo offende con gravissimi peccati e delitti. Purtroppo le profezie di Maria Santissima si sono avverate e continuano ad avverarsi oggi, a causa della pervicacia nostra nel male. Invece di correre dietro a divorzisti e abortisti, ai dissacratori del Matrimonio e della vita, occorre che ascoltiamo il messaggio di Maria a La Salette, attualissimo oggi.
Fin da allora, La Salette diventò meta di numerosi pellegrinaggi da ogni parte del mondo. Fu costruito un bellissimo Santuario, centro di preghiera, luogo di miracoli e di conversioni. Alcuni anni dopo l’apparizione della Madonna piangente, Mons. Filiberto de Bruillard, Vescovo di Grenoble, fondò il primo nucleo dei Missionari della Salette: essi, nel 1858, si unirono in Congregazione religiosa diocesana, che poi diventò di diritto pontificio nel 1879. Dalla Francia, i Missionari salettiani si diffusero in varie Nazioni d’Europa, d’Africa, d’Asia e delle Americhe.

Un giovane, un’idea

Tra questi Missionari della prima generazione, incontriamo Silvain Marie Giraud, dalla vita breve e intensa. Nacque il 30 settembre 1830 a Eguilles in Provenza. È solo un ragazzino, quando entra in Seminario, desideroso di diventare presto un Prete dotto e santo.
È affascinato da Gesù che si è sacrificato sulla croce in espiazione dei peccati degli uomini e per meritarci la vita divina della Grazia: Gesù Salvatore che si offre a Dio come Vittima e conquista e fa sua l’intera umanità per offrirla a Dio. Egli, Silvain, sarà dunque prolungamento di Gesù Sacerdote, santificherà le anime e il mondo, occupando il posto di Gesù “in persona Christi”.
«Fin dal Seminario – confesserà egli stesso – mi dominava questo pensiero: Gesù è nel tempo stesso Sacerdote e Ostia; Sacerdote del suo Sacrificio, Ostia del suo Sacerdozio. È dunque naturale che Egli, rendendo il Prete partecipe del suo Sacerdozio, lo renda pure partecipe del suo stato di Ostia. La grazia del Sacerdozio deve necessariamente essere una grazia di Ostia. Un Prete che fosse solo Sacerdote e non Ostia non sarebbe completo. Adempierebbe un ministero sublime e santo, ma non avrebbe in se stesso quelle soprannaturali disposizioni che corrispondono all’onore di tale ministero. Affinché divenga tale quale lo vuole Gesù, Sommo Sacerdote e perfetta Ostia del divin Padre, è necessario che il Prete sia Ostia altrettanto che Sacerdote».
Il 17 dicembre 1853 Silvain Giraud è ordinato Sacerdote. Ha solo 23 anni, ma è così consapevole di quanto ha vissuto che, appena finita la Messa di Ordinazione, in sacrestia, prima di togliersi i paramenti, si inginocchia e scrive la sua offerta: «Eccomi, Sacerdote o mio Dio! O Trinità Santissima, io ti rinnovo il solo desiderio che sta al fondo della mia anima: quello di essere, come i tuoi Santi, altrettanto Vittima che Sacerdote! Per tutta la mia vita, come Gesù, Vittima interamente immolata alla gloria del Padre e alla salvezza delle anime in maniera che ogni mio atto, movimento, desiderio, pensiero, parola sia per Te solo, o mio Dio!».
Comincia un’intensa vita di apostolo, intessuta di studio e di approfondimento teologico del mistero di Cristo Sacerdote, di preghiera come vero colloquio con Lui, di predicazione e di guida delle anime.
Sono gli anni in cui sta nascendo la Congregazione dei Missionari della Salette e Don Silvain ne sente tutto il fascino: è tra i primi a entrarvi il 13 novembre 1858... In breve, non solo si sente al suo posto, ma gode la piena stima dei suoi confratelli, tanto che questi gli affidano il compito di dare alla Congregazione una regola di vita che sia l’espressione del suo spirito e del suo stile.

Missionario della Salette

Egli pensa a un Istituto composto da due categorie di Religiosi: i Preti-Vittime, dediti alla santificazione del Clero e delle anime consacrate, a proposito dei quali dice: «In realtà, tutti i Sacerdoti sono Vittime, perciò costituiscono una cosa sola con Gesù Cristo, ma costoro ne faranno pubblica professione davanti alla Chiesa». Gli altri, i Preti Missionari della Madonna della Salette, si consacrino al servizio religioso dei pellegrinaggi e propaghino il messaggio dell’Apparizione della “Bella Signora” piangente che chiama a conversione i suoi figli dispersi e peccatori.
Per la sua intima disposizione allo stato di vittima, la sua preferenza va alla prima categoria e vivrà, pure in un’intensa attività, il suo Sacerdozio in questa dimensione che è essenziale, e immedesima il Prete nello stato di santità e di dono più alto, quello di Gesù Crocifisso e Redentore del mondo dall’alto della sua croce.
Nonostante la sua sconcertante umiltà che lo spinge a scomparire, il suo ascendente è grandissimo e fa presa su tutti i confratelli, per il suo assoluto, quasi mistico, attaccamento al dovere, per la sua dottrina teologica e ascetica, per il fascino che emana dalla sua presenza... L’ascendente è forte anche sui pellegrini alla Salette: quando Padre Silvain Giraud, sui luoghi santificati dalla presenza e dalle lacrime della Madonna, spiega ai presenti il fatto dell’Apparizione e ne illustra il messaggio di conversione, suscita una commozione incontenibile. Anche il suo aspetto ieratico e solenne, la statura imponente, il volto soffuso di amabile gravità, tutto contribuisce a incutere rispetto e venerazione per lui, a far accogliere il potente richiamo dell’Addolorata che chiama ad accogliere Gesù sino in fondo.
Dal 1856 al 1876, Padre Silvain è Superiore generale della Congregazione: grazie a lui, i Missionari della Salette vivono i tempi eroici dell’inizio della loro opera e giungono nel 1879 a essere riconosciuti, come abbiamo già scritto, di “diritto pontificio” nella Chiesa. Pur preso da tanto lavoro per i suoi confratelli e dall’apostolato quasi senza soste, egli trova modo di dedicarsi sempre a profondi studi teologici destinati a lumeggiare e a illustrare l’idea centrale della sua vita – che poi è l’idea di fondo del Sacerdozio cattolico e di tutta l’opera della Redenzione: il Prete è chiamato a essere, come Gesù, Sacerdote e Ostia.

“Nulla di più che Gesù”

A testimonianza della profondità del suo pensiero e della sua storia d’anima con Cristo, ci ha lasciato numerose opere: Sull’unione con Gesù nella sua vita di Vittima (1860), Sull’unione a Maria Madre di Dio (1864), Sullo spirito e sulla vita di sacrificio dello stato religioso (1873), Immolazione e carità nel governo delle anime (1878), Gesù Cristo Sacerdote e Vittima (1878), Trattato sulla preghiera mentale (1879), senza dimenticare La pratica della devozione alla Madonna della Salette, pure di singolare bellezza. Ma il suo capolavoro, in cui espone il meglio del suo pensiero dogmatico e ascetico, è quello uscito nel 1885: Sacerdote e Ostia, in due grossi volumi per 1237 pagine, tradotti e pubblicati in Italia, in una sintesi essenziale da Vita e Pensiero, Milano, un testo che riletto oggi, fa sentire la grandezza e lo splendore di Gesù Sacerdote, e di colui, il Prete, che è chiamato ad essere nella sua realtà più vera e più profonda, davvero “un altro-Cristo”.
Nell’agosto 1885 il Padre Silvain Giraud era andato a predicare un corso di esercizi spirituali ai Sacerdoti. L’aveva fatto con la passione per Gesù e per il Sacerdozio che tutti gli riconoscevano. Al ritorno, stremato dalla fatica – non si era mai risparmiato nel suo ministero – ad appena 55 anni di età, muore in una casa religiosa a Tarascon, ospite di Suore che lo avevano accolto per assisterlo e dirgli grazie del bene ricevuto. Sarà sepolto nel piccolo cimitero del Santuario della Salette, là dove apparve la Madre a richiamare con il linguaggio delle lacrime i suoi figli perduti, a Cristo. Il suo Vescovo, Mons. Fava, annunciandone la morte, scrisse di lui: «Il Padre Silvain Giraud si è riscaldato di continuo al divin Cuore di Gesù Cristo, Padre, Vittima, Salvatore, Sposo ed eterno Amico delle anime... Ha parlato e ha scritto mirabilmente di Gesù e della Vergine Maria. Ha studiato e compreso il Sacerdozio eterno di cui ha descritto le grandezze infinite, cantandone l’ineffabile amore e recandone la luce alla nostra società che ignora sempre più i benefici del Salvatore, e riscaldando tutte le anime ai raggi di Colui che ha detto: “Io sono la Luce del mondo”».
In mezzo ai tristi odierni giorni di confusione, anche oggi è questa la via da seguire, per il popolo cristiano e per i Preti che vogliono essere autentici, come il Padre Giraud, all’inizio del suo capolavoro ha scritto: «Nell’universo non vi è nulla di più grande di Gesù Cristo. E in Lui non vi è nulla di più grande del suo sacrificio. Perciò nulla vi è di più grande del suo Sacerdozio».

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