ATTUALITÀ
Una nuova Pentecoste nella Chiesa
dal Numero 22 del 5 giugno 2016
di Rocco Bellavia

Un esercito di “pellegrini oranti e penitenti”, di tutte le età e condizioni, attraversa le strade di Francia immerso in una realtà di Fede ricevuta, approfondita, vissuta e testimoniata in gioia e pienezza. Ecco un piccolo o grande miracolo dello Spirito Santo, avvenuto il giorno di Pentecoste a Chartres.

Voi siete la giovinezza di Dio

Anche quest’anno fiumane di pellegrini il 14 maggio si sono portate alla Cattedrale di Notre Dame di Parigi per partecipare all’ormai sempre più prestigioso pellegrinaggio che, partendo dalla Cattedrale parigina, termina alla Cattedrale di Notre Dame di Chartres, percorrendo nei tre giorni di cammino oltre 100 Km a piedi. Subito dopo la Santa Messa solenne e una breve colazione, la milizia di pellegrini si è disposta alla partenza; per le prime ore di cammino questo plotone di pellegrini, armati di rosari e di canti alla Vergine Santa e a Nostro Signore, hanno marciato lungo le vie di una Parigi satura di frenesia metropolitana e di ateismo ricordando così, semplicemente con la testimonianza della propria fede, le verità ultime con le quali ogni uomo dovrà fare i conti alla fine della sua esistenza.
Questo corteo di 15.000 pellegrini – arricchiti dalla presenza di 2.000 “pellegrini-angeli custodi” che da casa si uniscono spiritualmente al pellegrinaggio – è uno dei segni della rinascita della Chiesa dalle ceneri di questa società malata di laicismo e indifferenza. Nessuno è escluso da questa milizia spirituale armata di preghiera, di buona volontà e di tanto desiderio di santità: bambini e anziani, giovani e sposati, scout e professionisti, casalinghe e studenti, Religiosi, Suore e Sacerdoti. Questa è la «vera giovinezza di Dio», come l’ha definita Don Matthieu Raffray, Sacerdote dell’Istituto del Buon Pastore, nell’omelia della Messa di Pentecoste al campo di Rambouillet: «Qualunque sia la vostra età, la vostra condizione fisica, la fatica di oggi, voi siete certo la giovinezza di Dio. Perché è lo Spirito Santo stesso che viene in questo giorno di Pentecoste a trasformare le nostre anime, a rinnovarle, a ringiovanirle, donando loro una vita novella, una vita di grazia, la vita di Dio stesso! Voi siete ormai forti della forza di Dio, viventi nella vita di Dio, animati dal fuoco che lo Spirito Santo è venuto a comunicare, attraverso di voi, al mondo intero!». È questo il senso di ogni pellegrinaggio e in particolar modo di questo: ringiovanire spiritualmente, ritrovare il vigore della vita dello spirito perché anche nella routine quotidiana la legge dello Spirito prevalga nella lotta contro la legge della carne.

Vita da pellegrino

«Amis pèlerins, il est 4:50!», urla la voce dall’altoparlante sulle tende dei pellegrini al bivacco, per svegliarli dal giusto e meritato sonno, ristoro delle fatiche del giorno precedente. Il Miserere di Allegri poi risuona sull’accampamento, illuminato appena da qualche raggio del timido sole nascente, e poi di nuovo la stessa voce: «Amis pèlerins, il est 5h et je vois encore beaucoup de tentes debouts» (“Amici pellegrini sono le cinque e vedo ancora molte tende alzate”). Certo, perché la giornata del pellegrino inizia presto: una breve colazione, un’affrettata toilette e poi subito a caricare tende e bagagli sui camion, destinati al successivo bivacco, per riprendere in mano i propri rosari, abbracciare le proprie croci e stendardi e riprendere la via verso Chartres. E poi molte ore di cammino, fino alla sera, scandite non solo dal passo di marcia ma anche dall’intera corona del Rosario, dalle meditazioni e conferenze organizzate e dai canti con cui lodare e inneggiare a Nostro Signore e alla Sua Santissima Madre, in una serena “sfida” tra i vari gruppi a chi meglio si prodighi per l’onore di Dio. Tutto questo per svuotarsi di se stessi e riempirsi di Dio condendo l’offerta della preghiera con il sale della penitenza fisica, in quel pieno spirito francescano delle origini. San Francesco diceva infatti che mentre con la penitenza si sacrifica l’animale sull’altare nell’atrio del Tempio, con la preghiera si brucia l’incenso a Dio nell’interno del Tempio, cioè della propria anima. Non una semplice scampagnata dunque, ma soprattutto, come si è spesso ripetuto, una pratica penitenziale e devozionale che è nata soprattutto per riuscire ad ottenere dalla “Notre Dame” la conversione della Francia che ancora oggi soffre, come tutto il mondo occidentale, i postumi della Rivoluzione francese, dell’Illuminismo e dell’ateismo.
      Il pellegrinaggio poi non si risolve in una mera devozione: lungo il percorso all’assistenza spirituale assicurata dai Sacerdoti disponibili per la Confessione, si affianca una vera e propria formazione teologica e apologetica assicurata da conferenze e discussioni. Dunque non un mero pellegrinare devoto ma una ripresentazione di quell’impegno cristiano che o­gni credente è portato a coltivare, ossia una vita di preghiera intensa assieme alla pratica delle virtù; un impegno costante nella propria formazione filosofica-teologica e dottrinale. Tutto questo è l’input che l’organizzazione del pellegrinaggio vuole infondere nel fedele perché, come ha ribadito il presidente dell’associazione Notre Dame de Chrétienté, Jean de Tauriers, «il pellegrinaggio dura 365 giorni all’anno».
Ovviamente in tutto questo contesto non son mancati momenti di condivisione fraterna e di distensione fisica e mentale oltre che di adorazione. Commovente in particolar modo la veglia di Adorazione eucaristica tenutasi al bivacco di Gas, la sera di Pentecoste, dove migliaia di giovani, famiglie, Religiosi e Sacerdoti si sono alternati a tener compagnia a Gesù Sacramentato, rinnovando il loro atto di consacrazione all’Immacolata, e dove sono state ricordate le parole del defunto Padre Denis Coiffet, per molti anni Cappellano generale del pellegrinaggio: «Fatemi rientrare in questo silenzio pieno di Dio, della Santa Trinità, dove riscoprirò che, dato che Voi ci avete amati per primo, noi siamo divenuti capaci di amare Voi e il prossimo».

Lo Spirito Santo: tema di quest’anno

Come ogni anno il pellegrinaggio è stato dedicato a un tema, da sviluppare e approfondire nelle conferenze teologiche e spirituali e da consegnare alla preghiera e alla meditazione personale. Quest’anno, dopo il Padre e il Figlio, si è voluto riflettere sulla Terza Persona della Santissima Trinità. Pertanto nei tre giorni di cammino si è sviluppata la riflessione sul ruolo dello Spirito Santo nella nostra vita e nella Chiesa. Il primo giorno, posto sotto il patrocinio di santa Caterina da Siena, è stato dedicato alla riflessione sullo Spirito Santo e sulla sua azione nelle anime di ogni singolo Cristiano che lo ha ricevuto nel Battesimo e nella Cresima. Sotto la guida di colei che aveva fatto del suo cuore una celletta in cui incontrarsi con la Santissima Trinità, si è pertanto meditato sul ruolo santificatore dello Spirito Santo nelle nostre anime, sullo Spirito Santo come spirito di carità teologale e, infine e soprattutto, sullo Spirito Santo come spirito di pietà, che attraverso questo suo sublime dono ci permette di realizzare perfettamente la figliolanza divina, facendoci rivolgere a Dio come un Padre da implorare.
Il secondo giorno, guardando all’esempio di san Pio X, si è invece sviluppato il tema dello Spirito Santo come anima della Chiesa, secondo la famosa espressione di Pio XII. La Chiesa, infatti, uscita dal Costato di Cristo crocifisso come nuova Eva dal nuovo Adamo, è il Corpo mistico di Nostro Signore che viene animata e vivificata dallo Spirito Santo. Pertanto si è riflettuto sul ruolo dello Spirito Santo nella Chiesa, come modello e guida delle Nazioni, nella Liturgia e sul ruolo di Maria Santissima, la Sposa dello Spirito Santo.
L’ultimo giorno, infine, invocando la protezione dei Martiri cristiani di oggi, si è riflettuto sullo Spirito Santo come anima della missione della Chiesa, missione che oggi va intesa sia nel mondo occidentale, attraverso la famiglia, per la rinascita di una nuova Cristianità, sia come missione vera e propria verso chi non ha ancora conosciuto Cristo. È lo Spirito Santo a spingere a ciò perché è Lui quella «carità che ci spinge» (2Cor 5,14) a portare Cristo ai fratelli. Queste ultime meditazioni hanno introdotto i pellegrini alla Cattedrale di Chartres per la Santa Messa solenne di fine pellegrinaggio, celebrata da Dom Jean Pateau, Abate di Fontgombault. Qui un inatteso dono ha rallegrato i pellegrini, ristorandoli nello spirito dalle molte fatiche di quei giorni: accanto alla tunica che la Vergine Maria portava al momento dell’Annunciazione, da secoli custodita nella Cattedrale, quest’anno è stato portato in processione l’anello di santa Giovanna d’Arco, da poco riportato in Francia. Ha commentato Dom Pateau nell’omelia: «L’anello di santa Giovanna è l’umile testimone dell’incrollabile fedeltà della Pulzella d’Orleans al suo Signore. Serbare lo spirito del pellegrinaggio significa infilare nel pensiero l’anello al dito di santa Giovanna e sentirla dire: “Io mi rimetto tutta a Dio mio Creatore, lo amo con tutto il mio cuore”».

Una nuova Pentecoste

Ci si può azzardare a dire che il pellegrinaggio Parigi-Chartres è stato veramente una manifestazione della Pentecoste e, nonostante la presenza di gruppi di pellegrini da ogni parte del mondo e di svariati idiomi, regnava in questo plotone un’atmosfera serena di condivisione di fede e di ideali che richiamava molto quello della primitiva Chiesa, come raccontano gli Atti degli Apostoli: «Erano assidui [...] nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (2,42), «stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune» (2,44). Al di sopra dei vari idiomi e dei vari accenti infatti un’unica lingua permetteva di accomunare tutti i pellegrini: la lingua della carità con gli accenti delle varie virtù, ispirata dallo Spirito Santo nel cuore di tutti. Un’esperienza cattolica intensa e consolante insieme. Consolante in quanto l’evidente apostasia del nostro mondo, i seminari e i conventi vuoti delle nostre terre, le celebrazioni liturgiche spesso approssimative ed affrettate, la mancanza o addirittura la lotta contro la devozione mariana e la crisi dottrinale all’interno della Chiesa, non lascerebbero intravvedere molti motivi di speranza per il futuro. Eppure il pellegrinaggio Parigi-Chartres sembra sempre più confermare le parole del Divin Redentore il quale ci ha promesso che «le porte degli inferi non prevarranno».

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