I FIORETTI
Una Messa diversa dalle altre
dal Numero 21 del 29 maggio 2016

La campanella ha già annunciato ai fedeli che Padre Pio sta per entrare in chiesa per rinnovare la Passione di Cristo. I fedeli da un pezzo sono raccolti nell’umile chiesuola e attendono con ansia l’entrata del Padre. È strano ciò che si nota in tutti; l’attesa ogni mattina è la stessa; tutti bisbigliano il nome del Padre quasi non l’avessero mai visto e desiderassero conoscerlo per la prima volta [...].
Il Padre entra lento, grave, solenne nella sua umiltà francescana appoggiandosi dolcemente sui piedi piagati, come le mani e come il costato, ma dalla sua persona traspira qualche cosa che non si nota negli altri Cappuccini, che in altri altari dicono la Messa. Sale lentamente i gradini dell’altare e subito i suoi occhi s’innalzano al Crocifisso; sembra che voglia dargli il suo primo saluto di umiltà, sembra che dica: “Gesù, Gesù mio, Tu che sei l’Agnello del Signore che togli i peccati del mondo, volgi il Tuo sguardo benigno verso di me che dovrò rinnovare la Tua Passione, fa che io ora sia in Te, come Tu sei in me”.
S’inizia la Santa Messa. Le mani, senza manopole [...] si levano mostrando le stigmate che Egli cerca di nascondere. Anche chi le ha viste più di una volta, anche chi ha baciato più volte le sue mani piagate, è spinto dal desiderio di vedere [...]. La Messa di Padre Pio è diversa da tutte le Messe che si celebrano nel mondo non per il diverso rito liturgico, non per una diversa interpretazione, ma perché Egli rinnova la Passione del Nazzareno, diventando un’Ostia vivente. La maggior parte dei fedeli va alla Messa senza conoscere il vero significato, sa superficialmente che il Sacerdote rinnova la Passione del Signore, ma non conosce i vari momenti: assistendo alla Messa del Padre si intuiscono i vari passaggi e si partecipa ai periodi più salienti di essa. Al “Memento dei vivi e dei morti” è sublime, ma la sua soprannaturalità si manifesta al “Sanctus” e più di tutto all’“Elevazione”. Qui il Padre non sembra più di questa terra; materialmente è qui, ma spiritualmente è vicino a Gesù, perché sembra che Gli parli e che per Lui pianga e soffra. Grossi goccioloni rigano le sue gote e dalla sua gola escono singulti soffocati e repressi. La Sacra Particola è sollevata, tutti la vedono, ma Lui deve vedere ciò che noi non vediamo, perché sembra che a lei parli, a lei rivolga la sua preghiera, la sua invocazione [...]. È un’anima in pena che prega per le creature in pena.

Alberto Del Fante,
Per la storia. Padre Pio da Pietrelcina
il primo sacerdote stigmatizzato,
pp. 80-81.


“Cosa vedi nell’Ostia santa?”

Era in costruzione la Chiesa nuova. Dirigeva personalmente i lavori l’architetto Gentili che, col suo progetto, aveva vinto il concorso.
Una sera stavamo con Padre Pio, nella stanza n. 1, tre Frati, fra i quali io, il figlio dell’Architetto ed un altro borghese.
Il giovane parlava con Padre Pio con una semplicità di fanciullo. Gli parlava in ginocchio, perché, alto com’era, avrebbe messo il caro Padre in condizione di dover stare sempre col viso in su per guardarlo. Tanto più che il Padre stava seduto.
Fra l’altro, il giovane gli domandò: «Padre, ma voi che vedete quando date la Comunione alla gente, che fissate l’Ostia in quel modo?».
E Padre Pio, con altrettanta semplicità, ma senza svelare «il dono di Dio»: «Vedo quello che non vedi tu»...

Padre Costantino Capobianco,
Detti e aneddoti di Padre Pio, p. 102

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