MARIA SS.
Cuore Immacolato... ma addolorato
dal Numero 20 del 22 maggio 2016
di Padre Dominicus Re

Come può il Cuore Immacolato, tutto innocenza e santità, essere anche addolorato? Proprio la Sua immacolatezza e pienezza di Grazia lo rendono capace di soffrire in maniera somma per il grande male che è il peccato. Questo Cuore è la fonte a cui attingere l’odio al peccato, che conduce a salvezza.

Parliamo del Cuore Immacolato di Maria, del suo Cuore addolorato e immacolato. Questa espressione potrebbe sembrare un ossimoro: come mai un Cuore immacolato, che fu fin dall’inizio pieno di Grazia (in Lei la pienezza di Grazia iniziale sorpassava già la Grazia finale di tutti i Santi e di tutti gli Angeli insieme), può essere allo stesso tempo addolorato?
Eppure è così: il privilegio della sua Immacolata Concezione, che ha sottratto Maria Santissima alla concupiscenza e all’errore, non l’ha preservata dal dolore. Il dolore, in Maria come in Gesù, non è la conseguenza del peccato originale, ma della sua natura umana che, come la natura animale, è soggetta al dolore. Fu un privilegio speciale, soprannaturale, quello per cui Adamo ed Eva, prima della caduta, erano esenti da ogni dolore e dalla morte.
In realtà, in Maria Santissima, il privilegio dell’Immacolata Concezione e la pienezza di Grazia hanno aumentato in Lei, in un modo incredibile, la sua capacità di soffrire per il più grande dei mali: il peccato.
Per capire perché, bisogna pensare alla sofferenza di Nostro Signore durante la sua Passione. Sul Calvario, la sofferenza di Gesù fu la più grande che si possa sopportare nella vita presente. La ragione principale, secondo san Tommaso, è che Gesù non ha soltanto sofferto della perdita della vita corporea e delle torture orrende della sua Passione, ma ha sofferto di tutti i peccati di tutti gli uomini, e questa sofferenza era immensa perché procedeva dalla più grande saggezza (che Gli faceva aver presente la gravità di tutti i peccati mortali); procedeva anche dal più grande amore (di Dio, offeso, e delle anime, che l’offendono), e l’amore è in noi la misura della nostra contrizione.
Pensiamo alle anime che si sono offerte come vittime per qualche peccatore e che devono talvolta soffrire spaventosamente per i loro peccati, per detestarli al loro posto e ottenere la loro conversione...
La pienezza assoluta di Grazia e di carità in Gesù ha aumentato la sua capacità di soffrire per il più grande di tutti i mali, mentre il nostro egoismo, la nostra superficialità ci impediscono di capire la gravità del peccato. Soffriamo molto quando siamo feriti nel nostro corpo, nel nostro amor proprio, nel nostro orgoglio, nella nostra vanità. Soffriamo molto dell’ingratitudine degli uomini, delle ingiustizie che colpiscono la nostra famiglia, il nostro Paese. Ma soffriamo poco delle nostre proprie colpe, che sono delle offese a Dio. Teoricamente, sappiamo che il peccato è il più grande di tutti i mali, perché colpisce l’anima stessa. Ma questo rimane teorico. Siamo talmente superficiali! Ci lamentiamo dei mali nel mondo, che sono la conseguenza del peccato, ma non soffriamo molto delle nostre colpe personali con le quali noi cooperiamo al disordine generale. Con quanta leggerezza ricadiamo nelle colpe, cerchiamo in esse un vano ed effimero piacere che causa le terribili sofferenze di Gesù.
Ora, le sofferenze redentrici di Gesù fanno capire, chiariscono anche quelle della sua Santissima Madre. Più si ama Dio, più si soffre per il peccato che offende Dio. Più si amano le anime, più si soffre per il peccato che allontana le anime da Dio Sommo Bene. Questo si vede nella vita dei Santi. A proposito di santa Caterina da Siena, si dice che quando delle persone consacrate in stato di peccato mortale le si avvicinavano, lei vedeva i loro peccati, e ne provava tanta nausea, da dover girare la testa per non rimettere.
Il dolore nel Cuore Immacolato di Maria è profondo come il suo amore naturale e soprannaturale per suo Figlio; Lei ama Gesù con il suo Cuore tenero di Vergine e Madre, l’ama come il suo Figlio unico concepito miracolosamente, l’ama soprattutto come il suo Dio. Il dolore di Maria è proporzionato alla sua carità. Dopo Gesù, è Maria che soffre di più per il peccato, perché in Lei la pienezza di Grazia iniziale sorpassava già la Grazia finale di tutti i Santi e di tutti gli Angeli insieme. La Santa Vergine sente un orrore indicibile per il peccato che riduce suo Figlio in uno stato miserabile sulla Croce. Maria soffre al vedere suo Figlio soffrire. Ma soffre ancora di più della malizia dei peccati degli uomini. «L’amore non è amato», diceva san Francesco. Ben prima di lui, durante la Passione, Maria ha vissuto questa verità con un’intensità senza pari. Maria, l’unica creatura senza peccato, è quella che ha compreso meglio la gravità del peccato.
Il suo Cuore Immacolato prova immensa tristezza per il peccato, e immenso dolore per la perdita eterna delle anime. Suor Lucia di Fatima ha detto che la visione dell’inferno era talmente terribile che se, in antecedenza, durante la prima apparizione, la Madonna non li avesse rassicurati con la promessa di portarli in Cielo, sarebbero morti di paura e di terrore. Però, in una lettera a Don Umberto Pasquale, diceva anche che quello che è rimasto impresso nella sua mente e nel suo cuore, fu la tristezza della Madonna quando mostrò loro l’inferno. L’espressione dolorosa dello sguardo della Madonna l’ha impressionata ancora di più della visione dell’inferno. E Suor Lucia diceva: «Anche se dovessi vivere mille anni, la conserverei sempre impressa nel mio cuore».
Ecco perché il Cuore Immacolato di Maria è anche il Cuore addolorato, trapassato dalla spada. “Immacolato” ci ricorda tutto quello che Maria ha ricevuto da Dio; “addolorato”, tutto quello che ha fatto e sofferto con suo Figlio, per Lui, in Lui, per la nostra salvezza.
Chiediamo a questo Cuore, che, lo sappiamo, alla fine trionferà, di affrettare questo trionfo in noi: chiediamogli la grazia di conoscere meglio la gravità dei nostri peccati. Chiediamo spesso a questo Cuore la grazia della vera contrizione, cioè di soffrire non soltanto per colpa dei nostri peccati, ma dei nostri peccati stessi, un po’ come Lei ne ha sofferto.

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