Le statistiche sono allarmanti, a tal punto che si parla del fenomeno obesità come di “epidemia”. Le stime prevedono che tra meno di 5 anni le persone obese o in sovrappeso sul Pianeta raggiungeranno la proporzione di “due su tre”. Quali i fattori determinanti?
A seguito del più recente rapporto sulla salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la comunità internazionale ha potuto constatare, cifre alla mano, che ben più di un miliardo di persone in tutto il mondo si trova in condizioni di sovrappeso e che ben 300 milioni sono clinicamente obese. L’obesità sta registrando in tutto il mondo una crescita continua, tanto dilagante e pervasiva che ormai si può parlare di epidemia. Si definisce in “sovrappeso” una persona con un indice di massa corporea (1) pari o superiore a 25 kg/m2 mentre se tale dato è uguale oppure maggiore di 30 kg/m2 si parla di obesità. In particolare in 19 dei 34 Paesi dell’OCSE (Organisation de coopération et de développement économiques) risultava che fino agli anni ’80 meno di una persona su dieci era obesa. Poi, negli anni ’90, si è registrata un’impennata di crescita pari al 100% ed anche al 200%. Cosicché nel 2008, in tutta l’Europa, oltre il 50% degli uomini e delle donne era in sovrappeso e circa il 23% delle donne (cioè quasi una su quattro) e il 20% degli uomini erano obesi (2).
A tutt’oggi (2016) l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto che, nel mondo, gli adulti in sovrappeso saliranno a 2,3 miliardi e più di 700 milioni con obesità.
Entro il 2020 in alcuni paesi OCSE più di due su tre persone saranno in sovrappeso o obese (3). Sono dati impressionanti soprattutto se affiancati al fenomeno relativamente nuovo dell’obesità infantile, anche questo in drammatica ascesa perfino nei Paesi cosiddetti “emergenti” (Cina, Brasile, Africa, ecc.) che finora erano afflitti dal problema contrario e cioè dalla denutrizione.
Ma che cos’è esattamente l’obesità? Il termine deriva dal latino «obesitas», che indica la condizione di chi è «grasso, grosso o paffuto». È una condizione patologica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che porta effetti negativi sia sulla salute (con una conseguente riduzione dell’aspettativa di vita), sia nella vita di relazione. È un importante fattore di rischio per varie malattie croniche, quali diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori. Nella maggior parte dei casi essa deriva da stili di vita scorretti: da una parte un’alimentazione ipercalorica e dall’altra un ridotto dispendio energetico a causa di inattività fisica: è quindi una condizione ampiamente prevenibile anzi del tutto evitabile con una corretta alimentazione.
A parte i casi eccezionali di persone che sono arrivate a pesare 300 (e più) chili, le statistiche sono sorprendenti anche per un altro motivo: finora si riteneva che l’obesità fosse appannaggio delle Nazioni cosiddette “del benessere”, dell’opulenza, della ricchezza. In realtà le cose non stanno esattamente così: il primato va alle isole americane Samoa nell’Oceano Pacifico, con circa il 93,5% della popolazione in sovrappeso. Obesità e sovrappeso sembrano essere problemi comuni a varie isole del Pacifico, ma hanno raggiunto proporzioni epidemiche nelle Samoa. Secondo gli esperti, ciò è dovuto all’introduzione del fast-food nella dieta di tale popolazione. Il secondo posto spetta all’isola di Kiribati (sempre nel Pacifico) con l’81% della popolazione in sovrappeso ma... ecco la classifica! (4).
Posizione Paese Popolazione obesa (%)
1 Isole americane Samoa 93.5
2 Kiribati 81.5
3 USA 66.7
4 Germania 66.5
5 Egitto 66.0
6 Bosnia-Erzegovina 62.9
7 Nuova Zelanda 62.7
8 Israele 61.9
9 Croazia 61.4
10 Regno Unito 61.0
Al terzo posto spicca la posizione degli Stati Uniti dove praticamente due persone su tre sono obese. Non a caso sono loro gli “inventori” del “big-mac” (un paninone farcito di hamburger e maionese molto in voga tra i giovani), del “Man vs food” (una specie di sfida tra uomo e cibo fino allo sfinimento) e del cibo cosiddetto “spazzatura” perché è iper-iper-calorico. Anche in Italia, che però non figura alle vette delle classifiche mondiali, tali comportamenti alimentari hanno preso piede e comunque la condizione fisica della popolazione non è più quella di una volta. Da noi regge ancora il mito della dieta mediterranea. Se questa fosse interpretata in modo corretto e genuino ci proteggerebbe dagli eccessi nell’alimentazione perché è la dieta basata sulle verdure, carboidrati, legumi e pochi grassi, il modo di mangiare dei nostri padri e dei nostri nonni.
Ormai anche nel Bel Paese purtroppo pullulano e spuntano dappertutto i Mac-Donalds, i Burger King, le paninoteche, le Kebaberie (che brutto termine!). Da un incontro organizzato dalle società scientifiche che si occupano dell’obesità e disturbi alimentari (come FESIN, ANDID, ecc.) è emerso che ogni anno muoiono 52.000 italiani per disturbi correlati all’obesità. Una cifra che non è molto lontana da quella dei morti per fumo, 80-90.000 persone l’anno, il doppio delle morti provocate dall’alcool. Il costo sociale è altissimo, si stima che il SSN affronta a causa dei problemi legati all’obesità, una spesa di circa 25 miliardi di euro all’anno, corrispondente ad un quarto del totale (5). In termini numerici (secondo i dati raccolti nel 2010 dal sistema di sorveglianza Passi) in Italia il 32% degli adulti è sovrappeso, mentre l’11% è obeso. In totale, oltre quattro adulti su dieci (42%) sono cioè in eccesso ponderale (6). Il fenomeno è talmente imponente su scala planetaria che specialisti di medicina, biologia, psicologia, antropologia, sociologia e perfino di geopolitica si sono cimentati nell’analizzarlo trovando cause, spiegando effetti, definendo vere e proprie aree geografiche di diffusione dell’epidemia. Naturalmente il “vettore” del contagio non è un virus o un batterio (anche se sono state individuate “razze” e tipologie umane più predisposte ed inclini all’obesità) ma piuttosto lo stile di vita, il benessere economico, un’omologazione culturale generalizzata al modello “occidentale”, il disagio sociale, le frustrazioni individuali e l’immancabile ruolo dell’inconscio e dei traumi psicologici. Dall’ISS (Istituto per la Sicurezza Sociale) sono stati determinati i seguenti fattori scatenanti:
1) fattori genetici: la ricerca scientifica è da tempo concentrata sullo studio della genetica dell’obesità nonché sui meccanismi di regolazione dell’appetito e del metabolismo energetico, è probabile che esistano fattori genetici combinati in grado di favorire o meno la capacità di perdere peso e di mantenerlo basso; i casi attualmente conosciuti di vera e propria eredità genetica dell’obesità sono rari.
2) fattori socio-ambientali e sedentarietà: la causa più frequente dell’obesità e del sovrappeso è uno squilibrio energetico fra le calorie introdotte con l’alimentazione e quelle consumate; in genere si associa un aumento dell’introduzione di cibi calorici ricchi di grassi e zuccheri ed una riduzione dell’attività fisica in parte legata alla sempre maggiore sedentarietà.
3) fattori psicologici: spesso esistono forme patologiche di iperalimentazione che possono essere favorite da stress o da disturbi dell’emotività, in alcuni casi sono presenti dei veri e propri disturbi del comportamento alimentare quali la sindrome da alimentazione notturna e alcune forme di consumo compulsivo di cibo (binge eating, ecc.).
4) cause farmacologiche: alcuni farmaci possono contribuire allo sviluppo di obesità aumentando la fame, riducendo il metabolismo energetico o stimolando la proliferazione delle cellule adipose. Tra le classi farmacologiche più frequentemente coinvolte vi sono gli antidepressivi e i corticosteroidi.
5) cause endocrine e metaboliche: esistono alcune rare malattie ormonali che possono determinare obesità come ad esempio condizioni di eccessiva produzione di cortisolo (7).
Dunque l’aumento esagerato di peso non è sempre una “malattia” dismetabolica o psicologica ma ha cause multifattoriali. Un fatto è certo nell’individuo obeso (di origine non genetica ma ambientale) si sviluppano una serie di con-cause che lo portano ad un alimentazione fuori misura, disordinata, incontrollata, spesso accompagnata da uno stato di bulimia e di inattività fisica. L’obesità è una condizione di grande disagio, di infelicità e di sofferenza per l’essere umano: lo isola, lo rende frustrato e, non di rado, lo condiziona come un handicap, lo penalizza nella vita affettiva. Sotto il profilo squisitamente biologico c’è da osservare che tale penosa condizione, qualsiasi ne sia la causa, conduce ad una contraddizione in termini: un meccanismo naturale ammirabile (il tessuto adiposo) che ci protegge dalla penuria di cibo, dal freddo e da altri pericoli per la salute si trasforma in nemico, in una prigione per il corpo. Restringendo l’analisi all’obesità autoinflitta per un disordine comportamentale, all’esagerazione nel mangiare e nel bere, all’abitudine insana di gustare cibi raffinati per soddisfare soltanto il piacere del palato, alla crapula, ecc., si vede che sconfiniamo in un vero e proprio vizio e come tale è anche moralmente condannabile. Quando poi ad essa si affianca un cattivo uso del denaro, lo sperpero, quando si getta nell’immondizia la grazia di Dio ignorando i diritti dei poveri e degli affamati che non hanno niente da mangiare e si accontenterebbero di ciò che cade dalla mensa, allora si diventa esattamente come il ricco Epulone: ci si carica di un peccato esecrabile.
Non possiamo nascondere l’amara realtà che l’Europa, gli USA, le Nazioni della ricchezza, del consumismo, del lusso e dell’abbondanza si stanno comportando proprio così, sperperano il cibo, ne producono oltre il bisogno e ne fanno un uso dissennato che suona come una ingiustizia agli occhi del Signore. Risuonano gravi e inquietanti le parole di san Giacomo nella sua Lettera: «E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! [...] Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage» (Gc 5,1).
Note
1) L’indice di massa corporea (abbreviato IMC o BMI, dall’inglese “body mass index”) è un dato biometrico, espresso come rapporto tra peso e quadrato dell’altezza di un individuo ed è utilizzato come un indicatore dello stato di peso-forma.
2) Dati desunti dal sito dell’Associazione “Terapia Malattie Metaboliche e Cardiovascolari” (www.associazioneamec.com), Notiziario di ottobre 2012, n. 9.
3) Ibidem.
4) www.salute-e-benessere.org/salute/obesita-classifica-delle-10-nazioni-piu-grasse-al-mondo/
5) it.wikinews.org/wiki/Salute:_in_Italia_
6) Dati desunti dal sito del Ministero della Salute: www.salute.gov.it/portale/salute
7) Centro per la cura e chirurgia dell’obesità dell’Ospedale Repubblica di San Marino.