Le Confessioni ben fatte, unite al proposito sincero e risoluto di vivere e crescere nella Grazia di Dio, sono il modo più vero e concreto per glorificare il Suo Amore misericordioso, dimostrando che la fonte della Sua Misericordia non è stata aperta invano!
La domenica dell’ottava di Pasqua, a chiusura delle solennità pasquali, abbiamo celebrato la festa della divina Misericordia. Questa festa fu istituita da Papa Giovanni Paolo II per rispondere alle istanze che lo stesso Nostro Signore Gesù Cristo indirizzò a santa Faustina Kowalska: dedicare la prima domenica dopo Pasqua in onore dell’infinita Misericordia con la quale Egli ci ha amati e redenti. «Agnus redemit oves: Christus innocens Patri reconciliavit peccatores» (“l’Agnello ha riscattato le pecore; il Cristo innocente ha riconciliato i peccatori con il Padre”), abbiamo cantato nella sequenza di Pasqua. Infatti, è durante il Sacro Triduo che risplende il prodigio della Misericordia divina, più forte della morte e del peccato. La Redenzione è la rivelazione ultima e definitiva della santità di Dio, che è pienezza assoluta di giustizia e di amore. Nella Passione e Morte di Cristo – nel fatto che il Padre non ha risparmiato suo Figlio, ma «l’ha reso peccato per noi» (2Cor 5,21) – si manifesta la Giustizia universale, poiché Nostro Signore subì la Passione e la Croce a causa dei peccati dell’umanità. In ciò si trova una sovrabbondanza di Giustizia, perché i peccati degli uomini si trovano «compensati» dal sacrificio dell’Uomo-Dio: l’oblazione attraverso cui Gesù Cristo si è offerto una volta per tutte in Croce, e che viene perpetuata in ogni Santa Messa, piace a Dio più di quanto gli dispiacciano tutti i peccati messi insieme. La Giustizia, quindi, rimane soddisfatta. Eppure, la sua Giustizia nasce interamente dall’Amore, l’Amore del Padre e del Figlio. Come scrive magnificamente sant’Agostino: «Bisognerà forse pensare che, essendo Dio Padre adirato contro di noi, vide morire il Figlio suo per noi e placò la sua ira contro di noi? [...]. Se non fosse già stato placato, il Padre, non risparmiando il suo proprio Figlio, l’avrebbe forse consegnato per noi? [...]. È il Padre che, come se ci avesse amato per primo, Lui stesso non risparmia il Figlio a causa di noi, lui stesso lo consegna per noi alla morte. [...]. E il Figlio, che il Padre non ha risparmiato, non è stato consegnato per noi, come se ciò fosse contrario al suo volere, perché anche di Lui l’Apostolo dice: “Lui che mi ha amato e si è consegnato per me”» (De Trinitate, 13, 11, 15).
Il mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo è la rivelazione estrema dell’unione intima che intercorre tra la Giustizia e la Misericordia di Dio, ma anche del fatto che la Misericordia è sempre la prima, perché in Dio si ha sempre la preminenza della gratuità e dell’amore.
Nel Vangelo di san Giovanni (20,19-25), il Signore mostra ai suoi Discepoli il segno più eloquente e più efficace della Misericordia divina: le sue mani e il suo fianco, “le piaghe per le quali siamo stati guariti” (cf. Is 53,5) e, immediatamente dopo, trasmette loro la missione di essere ministri di questa Misericordia: «Come il Padre ha inviato me, così anch’io mando voi». Dopo queste parole Egli alita su di loro e dice: «Ricevete lo Spirito Santo; i peccati saranno rimessi a coloro a cui li rimetterete e non saranno rimessi a quelli a cui non li rimetterete». Gesù conferisce loro il dono di rimettere i peccati, dono che procede dalle sue piaghe delle mani e dei piedi e dal suo Cuore trafitto. Da lì, una corrente di Misericordia si sparge su tutta l’umanità. Il sacramento della Confessione è il canale principale di questa corrente inesauribile di Misericordia.
Gesù fece questa promessa a santa Faustina: «Desidero che la festa della Divina Misericordia sia il rimedio e il rifugio per tutte le anime, specialmente per quelle dei poveri peccatori. In tale giorno le viscere della mia Misericordia sono spalancate. Riverso un oceano immenso di grazie sulle anime che si accosteranno alla sorgente della mia Misericordia. Ogni anima che si confesserà e si comunicherà riceverà il perdono totale dei suoi peccati e la remissione di ogni pena. In tale giorno sono aperte tutte le sorgenti divine da cui scaturisce la grazia; che nessun’anima tema di avvicinarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come scarlatto!» (Diario, II quaderno, n. 699).
In questo Anno Santo siamo chiamati particolarmente a glorificare l’infinita Misericordia di Dio, accostandoci con fiducia al sacramento della Confessione, muovendoci ad una contrizione sincera, riponendo la nostra risoluzione di non peccare più, non nelle nostre proprie forze, che sono molto deboli, ma nella grazia di Dio.
Quante conversioni, quanti cammini di santità hanno avuto come punto di partenza una buona e sincera Confessione! Sant’Angela da Foligno, quand’era giovane, ebbe la disgrazia di confessarsi male per molti anni, tacendo volontariamente, per vergogna, dei peccati mortali commessi. Un giorno, grazie all’intercessione di san Francesco d’Assisi che aveva ardentemente invocato in aiuto, trovò la forza di “svuotare il sacco” e di manifestare tutto ad un sacerdote. Fu per lei un nuovo inizio, che doveva portarla fin sulla cima della vita mistica. Tutto cominciò con una Confessione ben fatta. È con le nostre Confessioni ben fatte che rendiamo la più grande gloria alla Misericordia di Dio.
Che la Misericordia sia la prima in rapporto alla Giustizia, tutto il Vangelo lo proclama. Ma la seconda non è opposta alla prima, alla Misericordia, anzi la esige. Ai nostri giorni, purtroppo, molti vorrebbero una misericordia a basso prezzo, una misericordia senza conversione, una misericordia che dovrebbe abolire la giustizia, fino al punto di illudere e illudersi che Dio, essendo infinita Bontà e Misericordia, non punisce chi riceve sacrilegamente i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia.
Stiamo attenti! Dio perdona sempre il peccatore pentito, ma punisce il peccatore impenitente e colui che cerca di abusare della sua Misericordia.
San Pio da Pietrelcina disse, un giorno, questa frase impressionante: «Non temo la giustizia di Dio quanto temo la sua misericordia, perché della prima non posso abusare, mentre della seconda sì». Egli è un insigne modello per i confessori. Per questo motivo, in questo Giubileo della Misericordia, il Santo Padre ha voluto che i suoi resti mortali fossero venerati in Vaticano, nella Basilica di San Pietro, insieme a quelli di san Leopoldo Mandi?, un altro grande confessore. Due religiosi cappuccini che passavano intere giornate in confessionale. Forse non tutti sanno che Padre Pio mandava via, in media, un penitente su tre senza dargli l’assoluzione. Sul momento, i penitenti respinti reagivano negativamente, ma poco a poco, grazie all’esperienza spiacevole e umiliante di vedersi mandati via senza assoluzione (e soprattutto mandati via da un santo, un santo stimmatizzato!), riflettevano sulla gravità dei peccati commessi e ritornavano dal padre veramente pentiti e seriamente disposti a cambiare vita. Molti di loro, poi, divennero suoi figli spirituali e fecero a loro volta passi da gigante verso la santità.
In quest’Anno giubilare, volgiamoci con fiducia verso la divina Misericordia, ma impegniamoci anche a cercare seriamente la santità non scendendo a compromessi con il peccato, per non essere raggiunti dai castighi della perfetta Giustizia di Dio. La Santissima Vergine Maria, Mater misericordiae, è Colei che conosce meglio il mistero della Divina Misericordia, perché, in quanto Immacolata Concezione, ne è il frutto più meraviglioso, e, in quanto Corredentrice, vi fu associata in un modo totalmente unico; che Ella ci aiuti a vivere sempre fiduciosamente della Misericordia divina, senza mai vanificarla.