I FIORETTI
“Io sono il più grande peccatore”
dal Numero 17 del 1 maggio 2016

I lavori per la chiesa nuova procedevano a ritmo serrato. Si stava ormai a buon punto anche per lo scavo destinato ad essere la odierna cripta.
Padre Pio, un giorno, scendendo dal matroneo, dove si tratteneva lungamente a pregare innanzi a Gesù Sacramentato e alla Santissima Vergine delle Grazie, fu attratto dalla luce proveniente da un balcone senza sporgenza.
Guardò, capì e si recò diritto alla stanza del Guardiano, che era Padre Carmelo da Sessano, il quale, quando prese possesso, gli disse: «Padre spirituale, mi tratti sempre come collegiale, non come Superiore». Ma Padre Pio usava quel modo confidenziale soltanto se non entrava in causa la giurisdizione.
Quella volta, dunque, si recò dal Padre Carmelo. Questi, che aveva avvertito il passo strisciante del carissimo Padre, al sentir bussare alla porta, premurosamente aprì e chiese: «Padre spirituale, che desidera?».
E Padre Pio: «Uagliò, vieni qua!», e si avviò. Padre Carmelo lo seguiva e, vedendo che si dirigeva verso i matronei, cominciò a pensare: “Ma che vorrà sapere?!...”.
Quando, salite le scale, Padre Pio andò verso quel balcone già menzionato, intuì e cominciò a pensare come rispondergli.
Padre Pio si appoggiò alla inferriata con Padre Carmelo a fianco e gli domandò, additando lo scavo già in corso avanzato: «Quella che cosa è?...».
Padre Carmelo, che si era arrovellato, quasi balbettando, rispose: «Padre spirituale, Lei sa che, per la costruzione della chiesa, si son fatte brillare molte mine per liberare il terreno dalla massa pietrosa. Ora si è dovuto scavare tanto, per mettervi i macigni formati dal brillamento delle mine».
E Padre Pio: «Tu non devi trattarmi da scemo! Io sono il più grande peccatore e debbo andare sotto terra!», e, piangendo, si avviò verso la sua stanza. Padre Carmelo, intanto, rifletteva su quelle parole e quelle lacrime, che facevano rivivere, dopo oltre sette secoli, il famoso “Fioretto” di Frate Leone, che voleva mettere alla prova l’umiltà del Serafico Padre e gli domandava, quasi “proverbiando”: «Perché a te? Perché a te?... Perché a te tutto il mondo corre dietro?...».
E Frate Francesco: «Vuoi tu sapere perché a me, perché a me, perché a me tutto il mondo corre dietro?... Perché il Signore non ha trovato, fra tutti gli uomini, una creatura più meschina di me, ed un peccatore più grande di me».
Così, non nelle Stimmate soltanto, riviveva in Padre Pio il Serafico Padre.

Niente anestetico...

Lo si può riscontrare nel celebre studio del dottor Giorgio Festa. Padre Pio doveva subire un’operazione per ernia. Fu chiamato il dottor Festa, il quale fece preparare come sala operatoria una stanza del Convento. Era il 10 ottobre 1925.
Fra gli altri, vi era presente il Padre Fortunato De Marzio, or ora passato all’altra vita.
Prima di dare inizio all’operazione, il dottor Festa voleva addormentare Padre Pio; ma questi non lo permise: «Perché – disse al Dottore – tu ne approfitteresti per rivedere le piaghe».
E non ci fu verso di fargli cambiare idea.
Subì, dunque, l’intervento “a crudo”, come suol dirsi, con una fermezza e con una forza di resistenza singolari.
Ma, portato nella sua stanza, poco dopo svenne, e... accadde quello che lui non avrebbe voluto!
Il Dottore disse: «Presto, ché questo è il momento buono!»; e procedette alla verifica delle piaghe, con gioia e soddisfazione di tutti, specialmente dei due Frati presenti (c’era anche il Molto Reverendo Padre Ignazio da Jelsi), i quali potettero, così, vedere ed osservare le Stimmate, delle quali si è tanto parlato e scritto.

Padre Costantino Capobianco,
Detti e aneddoti di Padre Pio, pp. 56-59

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