ATTUALITÀ
Ritocco alle pensioni. Ecco i primi effetti delle unioni civili
dal Numero 10 del 6 marzo 2016
di Lazzaro M. Celli

Il riconoscimento delle unioni civili che si profila ormai all’orizzonte, è foriero di nuovi problemi ad esso correlati. Uno di questi è economico e riguarda le casse dell’Inps. Sarà necessario procedere con alcuni ritocchi, per esempio alle pensioni...

Se ascoltiamo le dichiarazioni sul bilancio economico dei primi anni di un nuovo Governo, qualunque sia il suo colore politico, rileveremo una costante positiva, l’attestazione di un miglioramento delle condizioni economiche rispetto a quelle precedenti. I vantaggi che si vogliono mostrare sono sempre collegati ad un tempo futuro, a previsioni di risultati ottimi a partire da... Non è raro sentire che nell’anno tal dei tali ci saranno nuovi investimenti, diminuzione della disoccupazione e via discorrendo. C’è un “poi” sistematico, tanto costante quanto poco credibile. Se viviamo tra la gente vera, quella che si trova in strada o a fare la spesa nei mercatini rionali, si colgono considerazioni tutt’altro che rassicuranti. La gente vera, non i personaggi dei cartoni animati, vede un futuro triste.
Alle già tanto gravi condizioni economiche in cui versa il nostro popolo, si è aggiunta la notizia di rivedere la pensione di reversibilità. Un provvedimento che sfilaccia ancor di più uno Stato Sociale già ridotto a brandelli.
La bella idea in cui lo Stato avrebbe dovuto prendersi cura dei cittadini, prelevando dalle tasse che noi italiani paghiamo, per poi ridistribuire i proventi, in modo equo e solidale, è un bellissimo principio, contro cui nessuno oserebbe scontrarsi. Se ci sono gli Ospedali (che non funzionano), le Scuole (dove si insegnerà la teoria del gender), le pensioni (se non fanno leggi che le ritoccano), lo si deve allo Stato Sociale. Se tutto funzionasse e ci fosse una vera attenzione al cittadino avremmo raggiunto un traguardo di civiltà. Le cose, però, non stanno così.
Perché si vuole ritoccare la pensione di reversibilità? C’è, a mio avviso, un collegamento con il disegno di legge sulle unioni civili (matrimonio omosessuale). Se il Parlamento approva, come approverà, le unioni civili, ci sarà l’equiparazione alla famiglia naturale; dunque se ci sarà reversibilità per la vedova di una normale famiglia, ci dovrà essere anche per il “vedovo” del “marito” o, se si preferisce, del genitore uno da parte del genitore due. Il riconoscimento delle nuove unioni, come si può facilmente congetturare, peserà enormemente sulle casse dell’Inps; quindi per far fronte alle prevedibili nuove richieste occorrerà procedere con un ritocco: togliere a qualcuno, per dare ad altri.
La finezza, se così vogliamo definire la proposta, consiste nel far passare il provvedimento come una misura di contrasto alla povertà, ma non si può combattere la povertà togliendo ad altri poveri.
Facciamo un esempio concreto. Secondo alcune stime coloro che percepiscono un reddito inferiore ai 19.573,71 euro, avranno diritto al solo 60% della pensione. Di volta in volta che i parametri del reddito salgono, diminuisce anche la percentuale della pensione. Come si può concretizzare la percentuale 60%? Innanzitutto chiariamo che il reddito non si calcola solo in base alla Dichiarazione dei Redditi che prevede l’eventuale proprietà di una casa, ma sulla base del certificato ISEE. Con esso, se una persona riesce a risparmiare qualcosa dal suo stipendio, dovrà presentare anche un estratto conto dei suoi risparmi, che in qualche modo entrano ancora in gioco nella determinazione del certificato ISEE. Forse, un tempo, i vampiri sarebbero stati più clementi. Per restare nell’esempio. Se una persona guadagna 1.200 euro mensili, alla sua morte, alla vedova toccheranno 720 euro. Pur avendo una casa di proprietà, si può vivere con una somma simile che va ripartita tra le spese del normale ménage e quelle sanitarie? Sarebbe questo il modo di contrastare la povertà?
Il fondo pensione, lo ricordiamo, si costituisce con il contributo del lavoratore; ovvero è come se il lavoratore mettesse via una parte del suo stipendio, per prevedere, appunto, il sostentamento della sua vecchiaia con una pensione. In altri termini sono soldi suoi. Ora se il provvedimento diventasse legge sarebbe come se lo Stato dicesse: “Togliamo alla tua famiglia, per la quale hai risparmiato e destiniamo quanto avevi conservato per fini assistenziali”.
Purtroppo, concepire la giustizia in siffatto modo, è solo una delle conseguenze dello Stato laico, quando vuole costruire i suoi capisaldi ignorando gli insegnamenti di Dio.

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