ATTUALITÀ
Adozioni contro la scienza?
dal Numero 9 del 28 febbraio 2016
di Lazzaro M. Celli

Senza lasciarsi prendere da una falsa e ingannevole pietà, bisogna ragionare sulle molteplici ragioni che sconsigliano di affidare i bambini a coppie dello stesso sesso. Le ragioni, questa volta, sono condivisibili da tutti coloro che guardano alla realtà senza pregiudizi, perché di ordine puramente naturale e razionale.

Non sono pochi a credere che chi si oppone ai matrimoni omosessuali, lo fa per preconcetti di ordine religioso e può capitare di sentir dire che sarebbe meglio affidare un bambino ad una coppia omosessuale, piuttosto che lasciarlo abbandonato in un orfanotrofio, alla mercé di chissà chi, forse in qualche anfratto delle favelas brasiliane, ad ingrossare le fila dei meninos de rua.
A dire il vero il ragionamento presenta una sua seduzione e, sotto sotto, può raccogliere un certo consenso. Si potrebbe pensare che sarebbe molto più ragionevole far vivere un bambino in un ambiente accogliente, con due “papà” o due “mamme”, piuttosto che lasciarlo vivere tra stenti e patimenti e quali altri probabili rischi ancora.
Posta così semplicemente, la questione esercita una certa attrattiva e la contrarietà ad un siffatto modo di ragionare sembrerebbe giustificata solo da motivi legati al credo religioso. In realtà le cose non stanno proprio così. Basta, invero, un semplice approfondimento per rilevarle.
Per adottare un bambino la legge richiede ai genitori un fondamentale prerequisito: una personalità psichica armonica, equilibrata. Essa è necessaria per offrire ai figli un ambiente sereno in cui crescere. Sotto questo profilo la categoria degli omosessuali non gode di un’impeccabile reputazione. Non è pregiudizio nei loro confronti né, peggio ancora, omofobia. Sono i risultati della ricerca scientifica che propendono verso queste conclusioni. È stato ampiamente dimostrato, infatti, che la più alta percentuale di suicidi si registra proprio nelle comunità LBGT. Tale dato è un chiaro indicatore che dovrebbe sconsigliare al legislatore di affidare un bambino in adozione ad una coppia omosessuale, in quanto ad alto rischio di instabilità. Anche la comunità LBGT non nega questo dato scientifico, ma ne dà una lettura di parte; sostiene che l’alto tasso di suicidio sia da attribuire all’atteggiamento omofobico della nostra società. Di questo ne è convinta anche una parte della gente comune. Moltissime ricerche condotte in vari Paesi europei ed extraeuropei, su ampi campioni, spostano l’attenzione del problema da una causa esogena (la società omofoba) ad una causa endogena (l’omosessualità in sé o alla relazione della coppia omosessuale). Avere ogni giorno sotto gli occhi l’anatomia del proprio corpo predisposto a completarsi con uno di sesso opposto, stride con l’atteggiamento mentale dell’omosessuale e ciò degenera in un comprensibile conflitto. L’elevato tasso di suicidio, non attribuibile a società omofoba, trova, inoltre, un’ulteriore conferma anche nei Paesi cosiddetti gay friendly, cioè Paesi con il massimo livello di tolleranza nei confronti dell’omosessualità, quali l’Olanda, la Svezia e la Norvegia. In queste Nazioni persiste, infatti, un’elevata percentuale di suicidio.
Un altro fondamentale principio da tutelare per assicurare al bambino un clima sereno, è la necessità che nella coppia non si consumino tradimenti. Il tradimento è un segno d’insoddisfazione e introduce un fattore disarmonico e devastante nella relazione di coppia. Ora, numerose ricerche hanno dimostrato che gli omosessuali sono più trasgressivi rispetto agli eterosessuali sulla questione fedeltà al partner. Invero, questa è una conclusione abbastanza comprensibile. La tipologia di orientamento sessuale verso persone dello stesso sesso è già, di per sé, trasgressiva in confronto all’orientamento naturale degli esseri viventi; in un certo qual senso prepara a respingere l’ordine precostituito dalla natura che sarebbe semplicemente da accettare, da riconoscere. Luca di Tolve nel suo libro Ero gay parla di numerosi tradimenti che gli omosessuali consumano. Essi non vivono la relazione in modo esclusivo e la fedeltà come una dimensione costruttiva della relazione, ma piuttosto come una sovrastruttura. Se nelle dichiarazioni di principio si presentano come fedeli al compagno di turno, si tratta di affermazioni che sopravvivono solo in una prospettiva sentimentale, idealizzata, senza alcun fondamento di solidità della realtà, contraddetta dalla prepotenza delle pulsioni incontrollate. La pratica dell’infedeltà è un fattore destabilizzante della relazione e quindi l’equilibrio psichico della coppia è fortemente a rischio.
Se allora i risultati delle ricerche si attestano su queste conclusioni, bisognerebbe pensarci almeno due volte prima di redigere leggi improponibili, contro quei presupposti minimi che garantiscono uno sviluppo sereno e armonico della personalità del bambino. È ovvio che ciò che è vero sul fronte omosessuale è vero anche su quello eterosessuale, quando, ad esempio, si verificano comportamenti patologici come il dongiovannismo. Ora, però, bisogna stare bene attenti a non cadere in un errore: il fatto che anche sul fronte eterosessuale possano manifestarsi instabilità relazionali nel clima di coppia, non vuol dire che bisognerebbe automaticamente accettarle anche nelle coppie omosessuali. C’è un proverbio inglese che cita così: “Due cose sbagliate non fanno una cosa giusta”. E, invero, questo modo di ragionare, collegato alla sapienza popolare, dovrebbe essere la chiave di lettura che ci permette di cogliere quanto immotivate siano le affermazioni di coloro che si schierano, pochi in verità, a favore dell’adozione per le coppie omosessuali.
La scienza vera, vale la pena ricordarlo sempre, è scoperta dell’esistente e l’esistente è il frutto del pensiero del suo Creatore. Essa, pertanto, ha il semplice compito di svelare il reale che prima non conoscevamo. La scienza è dunque al servizio dell’uomo. L’ideologia invece no! Essere contro le adozioni di bimbi alle coppie omosessuali è un preciso obbligo della ragione che si confronta con la scienza. Se poi queste conclusioni confermano la Parola di Dio e gli insegnamenti di Gesù, non è con il Signore che dobbiamo prendercela.

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