Per la grazia della perpetua Verginità di Maria Santissima, l’Eucaristia non può che essere il “Pane di Mamma”, fatto dalla Madonna con la sua carne, il suo sangue, il suo latte verginali. Sangue da sangue, Carne da carne, Cuore da cuore: dove c’è Gesù c’è necessariamente anche la sua Madre Immacolata.
Tota pulchra es Maria. Probabilmente tutti conosciamo e applichiamo alla Beata Vergine Maria queste parole ispirate del Cantico dei Cantici (4,7). La Madonna è la “Tutta bella”, la “Tutta santa”, la “Tutta pura”, senza macchia.
Ma c’è un rapporto intimo e vitale tra l’Immacolata e la Santissima Eucaristia tanto da poter quasi identificare l’una con l’altra?
In effetti la divina Madre di Gesù fa unità inseparabile, quasi “ad modum substantia” con il Figlio, poiché Ella è dovunque è il Figlio e agisce ovunque agisce il Figlio. Così anche nella Santissima Eucaristia non possiamo non parlare della presenza della Madre divina, la Madre dell’Eucaristia, sia per quanto riguarda il mistero-sacrificio della Santa Messa nel quale troviamo la Madonna ai piedi della Croce, sia per quanto concerne il mistero-sacramento. L’Eucaristia è Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, ma Cristo ha preso carne unicamente dalla Vergine Maria, quindi, come ci insegnano grandi santi come san Bonaventura e sant’Agostino, quella carne santissima di Gesù è tutta di Maria, tanto da poter dedurre che i due fanno unità quasi nella sostanza.
Possiamo inoltre cercare di dimostrare come la Madonna cooperò attivamente a formare le carni immacolate di Gesù. Sappiamo che Ella ebbe da Dio il grandissimo privilegio di essere concepita immacolata, senza peccato originale, e che Ella stessa svelò il suo essere presentandosi a Lourdes come l’Immacolata Concezione, il che esprime un concetto ancora più sublime: non solo Ella è bianca, ma è la stessa bianchezza. Possiamo inoltre asserire che l’immacolato concepimento di Maria Santissima non fu un privilegio che Ella ricevé passivamente, ma fu un privilegio che, per la sua continua corrispondenza alla grazia, la rese giglio di ineffabile purezza arrivando a un grado quasi divino di immacolatezza. Immacolata nella concezione, fu immacolata nella vita, fu purissima fra le vergini; Ella donò fiori di virtù meravigliose e il fiore più bello della sua verginità, dando alla luce il Redentore del mondo per opera e virtù dello Spirito Santo. Fu tutta bella perché tutta pura, e tutto bello e tutto puro fu il frutto benedetto del suo grembo: Gesù.
Dio Padre aveva stabilito, in uno stesso decreto, la predestinazione del Verbo suo Figlio e di Colei che doveva esserne la Madre Immacolata; allo stesso tempo la Vergine Maria, corrispondendo pienamente alla divina volontà e alla grazia, rese sempre più immacolato il suo corpo e la sua anima preparando così un tempio sempre più illibato al Figlio di Dio che da Lei avrebbe preso carne.
Quindi la Madonna, con un paragone certamente molto più basso rispetto alle realtà divine in questione, ma forse molto chiaro, fu come un “panettiere” che “impasta” la propria carne di grazia e verginità per preparare il Pane immacolato, Gesù, il più bello tra i figli dell’uomo, il Pane di Mamma.
La Madonna e Gesù fanno unità in tutto, e come le lodi fatte a uno si riflettono sull’altro, parimenti, purtroppo, i disprezzi arrecati all’uno offendono anche l’altro.
In effetti come negli anni compresi tra la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854) e quello della sua Assunzione al Cielo in anima e corpo (1950) ? periodo di grande amore ed elevazione di lodi alla Vergine Maria ? si è avuta una crescita spirituale e liturgica nella devozione al Santissimo Sacramento grazie anche al movimento avviato da san Pier Giuliano Eymard morto nel 1868; allo stesso modo negli ultimi decenni, a causa del dilagare del cosiddetto “minimalismo mariano” che vuole rendere la Madonna una donna come tutte le altre, con i suoi dubbi, i suoi peccatucci, e così via, si è avuto un evidente crollo nella fede e nella devozione verso il Santissimo Sacramento. Ciò è possibile constatarlo sia nei presbiteri che celebrano la Santa Messa, sia nei fedeli che partecipano al Santo Sacrificio, fino ad arrivare ad affermazioni aberranti e vergognose riguardo a Gesù Eucaristia asserite addirittura da persone che godono di una certa autorità.
Qual è ora l’insegnamento che vogliamo trarre per la nostra vita da queste brevi riflessioni?
La vita di noi cristiani è vita di imitazione di Cristo, come Egli stesso ci indicò in diverse circostanze esortandoci all’imitazione di Lui che è “via, verità e vita” (cf Gv 14,6) e se ci accingeremo a contemplare l’Immacolata e Gesù Eucaristia non potremo non ammirarne, fra le altre, la purezza e il candore liliali, la pienezza di grazia. Condurre una vita di grazia e all’insegna della purezza è fondamentale per non cadere nell’errore. Quando infatti deturpiamo la nostra anima con il peccato, il nostro intelletto si offusca, la volontà si indebolisce e l’anima non è più in grado di discernere tra la verità e l’errore, oppure è portata a cedere ai compromessi, si accontenta delle mezze misure per soddisfare la natura. Se vogliamo rimanere saldi nella fede e non deviare come tanti nostri fratelli, dunque, dobbiamo sforzarci di evitare con tutte le forze di macchiare la nostra anima col peccato. Così infatti ci esorta don Dolindo Ruotolo nei suoi scritti: «Siamo puri se vogliamo che Dio scenda fino a noi e compia in noi cose grandi. Quello che ci degrada vergognosamente e impedisce in noi l’azione di Dio è l’impurità dalla quale siamo dolorosamente pervasi. Viviamo nel mondo che è tutto un lezzo di impurità e ci macchiamo prima ancora di conoscere la bellezza dell’innocenza. Esaminiamoci e detestiamo i nostri peccati cominciando a condurre una vita veramente pura nei pensieri, nelle parole e nelle opere. Fuggiamo perciò il mondo, le occasioni del peccato e le miserie dell’orgoglio dal quale, come fonte inquinata, scaturisce l’impurità».
Così, con occhi e cuore puri potremo dichiarare con forza e decisione che Tota pulchra es Maria et Tota pulchra es Sanctissima Eucaristia!