Carissimi, poiché apprezzo le vostre risposte chiare sulla base della Dottrina cattolica, vorrei sapere cosa ne pensate di questo fatto che è capitato a mia sorella. Si è recata con un gruppo di amiche in pellegrinaggio ad un Santuario della zona dove opera un sacerdote considerato carismatico. Dopo aver a lungo pregato e fatto Confessione e Messa, il sacerdote ha proposto e amministrato a tutti i partecipanti una unzione; mia sorella non ricorda bene se si trattasse dell’Olio crismale o dell’Olio degli infermi. Il fatto è che mia sorella ha 37 anni e gode di buona salute, e dice di essersi accostata a questa unzione ai fini di prevenire eventuali malattie. Per quanto ne so tali unzioni non sono “usuali”; cosa se ne deve pensare? [...]. (Arturo J.)
Caro Arturo, dato che il fatto da lei addotto è “riferito” e non si presenta come effettivamente certo nei suoi particolari, non potendo farne una verifica su protagonisti e testimoni, procediamo per ipotesi.
1) La migliore delle ipotesi è che sua sorella abbia capito male, e il sacerdote “carismatico” ha semplicemente amministrato un’unzione con un olio benedetto per devozione, il che si può fare in quanto è un previsto sacramentale (dunque non un Sacramento) in cui l’efficacia dipende dalle disposizioni di fede nel cristiano che lo riceve. In questo caso sembra, tuttavia, sia mancata un’opportuna informazione di quanto prodotto, se sua sorella ha capito in modo tanto errato.
2) Nel caso effettivamente si fosse trattato dell’Olio crismale, ossia dell’olio misto a balsamo che il vescovo consacra il Giovedì Santo nella Messa crismale, ciò è davvero insolito, e il sacerdote in questione avrebbe commesso un abuso, perché l’uso del sacro Crisma è previsto nei riti dei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine. A questo proposito occorre ricordare che i sacerdoti sono solo ministri, e quindi servitori di Gesù Sommo Sacerdote, non i padroni che possono arbitrariamente decidere dei doni loro affidati, ma devono seguire quelle norme che la Chiesa ha predisposto secondo la volontà di Dio.
3) Congetturando che si sia trattato invece dell’amministrazione dell’“Olio degli infermi”, il che sembra meno improbabile, considerata la prassi (non il diritto!) odierna che tende ad allargare e reiterare senza discrezione la sua applicazione, anche qui ci troviamo dinanzi ad un abuso. Accanto ai canoni 1004-1007 del vigente Codice di Diritto Canonico circa il soggetto dell’Unzione, nelle Premesse al Rituale Romano del Sacramento dell’Unzione si legge al n. 8: «Con ogni premura quindi e con ogni diligenza si deve provvedere al conferimento dell’Unzione a quei fedeli, il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia». Al n. 9: «Il sacramento si può ripetere qualora il malato guarisca dalla malattia nella quale ha ricevuto l’Unzione, o se nel corso della medesima malattia subisce un aggravamento». Ancora al n. 10: «Prima di un’operazione chirurgica, si può dare all’infermo la sacra Unzione, quando motivo dell’operazione è un male pericoloso». Infine al n. 11: «Ai vecchi, per l’indebolimento accentuato delle loro forze, si può dare la sacra Unzione, anche se non risultano affetti da alcuna grave malattia». Ora, da quanto mi scrive, non consta che sua sorella rientri in uno di questi casi, manca, infatti, uno degli elementi di validità (la malattia grave o l’età avanzata); se effettivamente il fatto è andato secondo questa evenienza, l’Olio degli infermi non le andava amministrato. Se un tempo chiamando questo Sacramento “estrema unzione” si errava per difetto, e qui s’appigliano ancora alcune sciocche remore di parenti che esitano oggi a chiamare il sacerdote ad ungere il malato finché questo è morto (così che l’unzione è ormai inutile), l’uso indiscriminato di questa unzione a persone non inferme, magari con fini “preventivi”, è evidente che porta ad uno svuotamento di senso del Sacramento stesso che non a caso è chiamato “Unzione degli infermi”. Ciò, inoltre, manifesta una mancanza di attenzione e ubbidienza alla volontà di Cristo nella Chiesa. In definitiva, attenzione alla ricerca del “sensazionale” e del “carismatismo”, ciò porta facilmente fuori strada. Conviene coltivare una fede saldamente dogmatica, che faccia tesoro dei sacramenti sempre reiterabili della Penitenza e dell’Eucaristia, ricorrendo all’Unzione degli infermi allorché effettivamente essa sia giustamente amministrabile.