La recita devota del santo Rosario ci permette di scoprire e penetrare i misteri della vita di Cristo e della Madonna fino a parteciparvi intimamente, facendo nostri i loro sentimenti, le loro disposizioni. La corona è per questo uno strumento potente di santificazione.
La corona del Rosario è per noi via per il Cielo. Per questa via ci conduce una Madre. Abbiamo detto la scorsa volta che il Rosario converte e purifica, ma anche eleva e “divinizza”. E ciò per la mediazione della Santissima Vergine.
Nel Rosario, infatti, noi guardiamo ai misteri del Cristo attraverso gli occhi di Maria, la quale «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
San Giovanni Paolo II nella sua Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariæ afferma che «i ricordi di Gesù, impressi nel suo animo [della Madonna], l’hanno accompagnata in ogni circostanza, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momenti della sua vita accanto al Figlio. Sono stati quei ricordi a costituire, in certo senso, il “Rosario” che Ella stessa ha costantemente recitato nei giorni della sua vita terrena» (RVM 11).
Via di santificazione
Cos’è la santità e cosa significa essere santi? Le risposte più comuni sono le seguenti: la santità consiste nella configurazione a Cristo, nell’unione con Dio mediante l’amore e nella perfetta conformità alla volontà di Dio.
Come configurarci a Cristo se non anzitutto conoscendo Lui, la sua vita, le sue parole, le sue opere? Il santo Rosario facilita tutto questo. Attraverso di esso, la Madre Santissima ci conduce al mistero del Figlio, per contemplare e fissare con Lei gli occhi sul Volto di Cristo che Ella riproduce in sé perfettamente; questo Volto ci introduce a sua volta nel mistero trinitario. La contemplazione dei misteri di Cristo che il Rosario propone ci consente di realizzare in noi quanto san Paolo afferma: «Riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18).
Maria, come un tempo ci ha consegnato il Figlio dandolo alla luce con il suo “Fiat” e sacrificandolo sulla Croce ripetendo quel “Fiat” sino alle sue estreme conseguenze, oggi rinnova questa consegna attraverso il dono del Rosario: ci offre il suo Figlio tutto intero, i misteri della sua vita, i misteri del suo amore divino per noi. L’Incarnazione, la sua nascita e infanzia; la vita apostolica e l’annuncio del Regno di Dio; la Passione e la Morte dolorosa; la Risurrezione e la gloria che un giorno, con la grazia di Dio, realizzeremo in pienezza anche noi... è un dono ineffabile fatto a noi uomini, che siamo stati tanto amati da far sì che il Verbo di Dio si facesse carne come noi, per noi.
Questa considerazione degli eventi vissuti da Gesù vuole portarci ad amare la sua persona divina e tutto quello che Egli ha fatto e ha insegnato. L’amore dovrebbe sorgere spontaneo dalla riflessione attenta e devota di quanto meditiamo in questi misteri di grazia. L’amore, poi, esige l’unione oltre che la conformazione. Quindi, non solo riprodurre in noi Gesù e gli stati della sua vita, ma divenire con Lui una sola cosa, quasi la medesima persona: “Altri Cristi”, come diceva san Josemaría Escrivá.
Nel grembo della stessa Madre
Non manca chi teme ancora che l’onorare troppo Maria Santissima possa fare ombra a Gesù Cristo. Il culto a Maria è – come si esprime ancora san Giovanni Paolo II – «un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana» (RVM 4). Così accade che «quando è onorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato» (LG 66). «Il Rosario – continua il Santo Padre – ci trasporta misticamente accanto a Maria impegnata a seguire la crescita umana di Cristo nella casa di Nazareth. Ciò le consente di educarci e di plasmarci con la medesima sollecitudine, fino a che Cristo non “sia formato” in noi pienamente (cf Gal 4,19)» (RVM 15). Assolutamente nulla da temere, dunque, perché quest’azione materna che Maria svolge nei nostri confronti «non impedisce minimamente l’unione immediata dei credenti con Cristo, ma la facilita» (LG 60).
San Luigi M. Grignion da Montfort insegna: «Tutta la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo». Perciò – prosegue il Santo – «la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo». La conclusione viene da sé: «Mai come nel Rosario la via di Cristo e quella di Maria appaiono così profondamente congiunte. Maria non vive che in Cristo e in funzione di Cristo!» (RVM 15).
Non resta che “rannodarci” alla Madre Santissima attraverso i grani di questa corona davvero ricca di tesori. Lasciamoci guidare dalla Madre nella penetrazione di tali misteri, lasciamoci da Lei immettere in essi, cui vogliamo noi stessi partecipare per trasformare, poco a poco, la nostra riflessione in un coinvolgimento del cuore, fino a uniformare i nostri sentimenti a quelli di Gesù, uomo-Dio. Durante la recita del Rosario, stiamocene tutti raccolti, come se ci trovassimo racchiusi nel grembo della Vergine orante, in quel grembo dove Ella ha formato il Figlio di Dio fatto uomo e, allo stesso modo, lasciamoci da Lei plasmare secondo le fattezze di Lui.