Ogni 15 agosto, le luci di questo trionfo avvolgono tutto il creato e invocano la nostra partecipazione a tanta effusione di grazia, messa a nostra disposizione.
Gaudeamus omnes in Domino. Esultiamo tutti nel Signore per l’Assunzione al Cielo della Vergine in anima e corpo! Questo è l’invito della Liturgia.
Quando esultiamo, in questa Solennità così particolare, tale giubilo non è solo un modo per enfatizzare la bellezza di una festa tanto importante. La sacralità della Liturgia ci permette non solo di ricordare un evento, essa ci offre molto di più: possiamo partecipare alle grazie e all’esultanza paradisiaca di quest’evento storico, della salita al Cielo di Colei che tutto il Paradiso attendeva ardentemente.
Pietro Blesense arriva ad affermare che, quando ascese al Cielo, a Gesù doveva sembrare di non essere asceso “tutto”, finché non avesse attratto a sé anche la Madre: gli mancava Colei dalla quale aveva ricevuto la stessa carne umana. Non dimentichiamo, infatti, che in Lei «abitò corporalmente tutta la Divinità» (1). Per questo gli anni che Maria Santissima trascorse sulla terra dopo l’ascensione del Figlio furono come una sorta di “prolungamento di Gesù” quaggiù, ma la sua anima santissima e il suo corpo verginale anelavano al Paradiso come un metallo vicino alla calamita più attraente. Che martirio d’amore dovette essere per Lei ogni minuto trascorso ancora su questa terra! E quale dimenticanza di sé nel darsi alla Chiesa nascente, agli Apostoli, per la nostra salvezza...!
Nel trionfo di questa festa, esultano gli angeli, esultano le schiere dei santi, esultano le anime purganti che in questo giorno vedono spalancarsi le porte del Paradiso insieme a Lei. Anche la Chiesa purgante partecipa infatti delle grazie di questa festa solenne, a tal punto da essere uno dei giorni più attesi da quelle anime penanti, desiderose di volarsene al Cielo, prese per mano dalle mani immacolate della Tuttasanta che le vuole con sé. Ma dobbiamo esultare anche noi, pellegrini sulla terra, per il trionfo della sua santità senza pari.
Potremmo qui riportare gli splendidi elogi e le riflessioni di santi che hanno celebrato questa solennità con tanta devozione e fasto, ma preferiamo soffermarci a riflettere sul valore assolutamente attuale che l’Assunzione di Maria Santissima ha nella nostra epoca così distante dal mistero oggi celebrato. Mai come oggi, infatti, il significato profondo e rigenerante di questa festa è misconosciuto.
La Madonna era il fiore di grazia più bello che avesse la terra, ed è stato trapiantato in Cielo per spargere il suo profumo in Paradiso, e da lì attrarre ognuno di noi, affinché ogni anima possa trovare in Lei un rifugio sicuro in vita e in morte. Se solo la guardassimo nel momento in cui si alzava da terra e saliva, saliva, saliva fino al Cielo, comprenderemmo come questa creatura immacolata, irradiante di ogni pura grazia, andava a prepararci un posto, proprio come aveva fatto il Figlio per primo, quale assoluto Vincitore della morte. Ella perciò, come creatura umana, rappresenta la speranza per ognuno di noi; è Colei che ha «la faccia che a Cristo più s’assomiglia»; è la Donna vestita di sole, l’Onnipotenza supplice per noi che siamo ancora viatori sulla terra.
Ecco l’attualità di questa Festa liturgica che il 15 agosto di ogni anno si rinnova, cozzando sempre di più con lo spirito di questo mondo, immerso nelle tenebre e nel peccato. Pensiamo al dilagare sempre più sfrenato e accecante dei peccati della carne, e viviamo questa festa come una “purificazione”: quella salita al Cielo della Tutta pura, della Senza macchia, anche con il suo corpo fisico glorificato, vero trionfo di purezza, purifichi l’aria e la nostra anima.
Ogni 15 agosto, le luci di questo trionfo avvolgono tutto il creato e attendono la nostra partecipazione a tanta effusione di grazia, elargita a nostra disposizione.
San Manuel Gonzalez, il cosiddetto “Vescovo dei Tabernacoli abbandonati”, in una sua splendida pagina mistica, invita a immaginare quale trono di gloria attendeva la Madonna una volta salita al Cielo. Scrive: «Il più alto, il più ricco, il più glorioso nel cielo, dopo il trono della Santissima Trinità; il più vicino a Gesù, il più ricolmo di gloria, della sua visione, del suo possesso e del suo potere, dopo il Padre e lo Spirito Santo, e al di sopra di tutti i cori degli angeli e dei santi, è il posto di riposo di Maria, è il trono di Maria Imperatrice, è l’eterno ringraziamento di Dio Padre e di Dio Figlio e di Dio Spirito Santo per la partecipazione alla eterna Messa pontificale del suo Gesù; tale è la grande raccolta celeste di Maria e tale è l’incoronazione della Madonna come Regina del Cielo e della terra» (2).
La salita al Cielo di Maria Imperatrice rinfranchi il nostro pellegrinaggio, ben sapendo che Ella è lì ad attenderci, per portarci vicini a Lei: «La raccolta celeste» a Lei più gradita sono le anime, da Lei generate nel dolore e nell’amore di Madre Corredentrice.
Note
1) San Bonaventura, Sermo IV de Purificatione B. Virginis Mariae, p. 651a.
2) San Manuel Gonzalez, Testimonianza e messaggio. Antologia eucaristica, Tipografia “D. Guanella” di Liberati, Roma, p. 282, pensiero n. 363.