“L’opera della nostra redenzione è iniziata nel momento in cui il Verbo è sceso dal Cielo per assumere un corpo umano nel seno di Maria. Da quell’istante e per nove mesi, il sangue di Cristo era il sangue di Maria, colto dal fonte del suo cuore immacolato, i palpiti del cuore di Cristo battevano all’unisono con i palpiti del cuore di Maria” - Suor Lucia di Fatima
Nel campo di concentramento di Auschwitz, pochi giorni prima di essere internato nel bunker della fame, san Massimiliano M. Kolbe tenne un ultimo discorso davanti ad un gruppo di detenuti denutriti, feriti ed affamati. In quella predica memorabile il Folle dell’Immacolata – così è stato rinominato il Santo, per il suo amore alla Madonna – iniziò il suo “ultimo canto” dicendo:
«L’Immacolata, mediante la concezione e il parto del Figlio di Dio, entrò in parentela spirituale con le Persone della Santissima Trinità» (1).
Si noti l’affascinante espressione «parentela spirituale» usata dal Santo, che oggi la bioetica è in qualche modo in grado di maggiormente illuminare, benché il meraviglioso mistero non possa essere sviscerato del tutto.
Sì, anche dalla scienza oggi vengono singolari spunti che possono far risaltare e glorificare il momento più importante della storia, il momento in cui il Verbo si è fatto carne, quella che si può definire la somma opera (ad extra) della Santissima Trinità (2). A pensarci bene, non c’è in natura una unione più stretta e unitiva di quella esistente tra la mamma e il figlio. Qui però si tratta di qualcosa che trascende ulteriormente il legame naturale, non essendoci concorso d’uomo: si tratta della seconda Persona della Santissima Trinità che per opera dello Spirito Santo assume la nostra natura umana nel grembo verginale di una Mamma Immacolata, “creata appositamente” piena di grazia (Lc 1,28) e “tutta” per Sé.
Continua il martire di Auschwitz nella predica citata:
«La Madonna in relazione al Figlio è sua vera Madre. Il dogma dell’Unione ipostatica dice che la natura umana di Gesù Cristo dal primo istante della concezione fu unita alla Persona divina, senza la quale non poteva esistere. Maria, dunque, ha generato Dio e l’uomo. È una dignità infinita che supera quella di tutte le creature in Cielo e in terra. Per essa ha ricevuto la pienezza di grazia, è colmata di tutti i privilegi, coopera attivamente all’opera della Redenzione e distribuisce tutte le grazie divenendo per tutti Mediatrice» (CK 326).
La genetica, dicevamo, oggi ci mostra come tale legame, tale parentela, sia reale e divenga in un certo senso perfino ontologica e duratura.
«Stando anche alla scienza genetica, i rapporti e legami tra madre e figlio, durante la gestazione del bambino nel grembo materno, realizzano l’unione singolare e indissolubile in forza dello scambio, fra i due, di porzioni di cellule che permangono poi, per tutta la vita, nel corpo della madre. Il che significa che durante la gestazione di Gesù nel grembo dell’Immacolata, una porzione di cellule del Corpo di Gesù Bambino rimasero quasi stabilmente in Lei per tutta la vita: una porzione delle cellule del Verbo Incarnato, quindi, è diventata tesoro perenne della Vergine Madre, quale particolare segno vitale dell’unità e identità genetica della Carne e del Sangue del Figlio e della Madre» (3).
Anche la veggente di Fatima, suor Lucia, utilizzando il linguaggio mistico, esprime e conferma questo mistero di “parentela” genetica e contemporaneamente soprannaturale, mistero che si realizza per opera dello Spirito Santo, in atto – in modo singolare – tra la Madre e il Figlio, per nove mesi nel grembo verginale della Purissima. Così scrive suor Lucia:
«L’opera della nostra redenzione è iniziata nel momento in cui il Verbo è sceso dal Cielo per assumere un corpo umano nel seno di Maria. Da quell’istante e per nove mesi, il sangue di Cristo era il sangue di Maria, colto dal fonte del suo cuore immacolato, i palpiti del cuore di Cristo battevano all’unisono con i palpiti del cuore di Maria...» (4).
In questo quadro stupendo contempliamo l’inizio di quel legame indissolubile che terrà unita la Madre Corredentrice al Figlio Redentore per tutto il corso della vita.
«Da Maria, Cristo ha ricevuto il corpo e il sangue che dovranno essere rispettivamente immolato e versato per la salvezza del mondo. Perciò Maria diventa una con Cristo, è la Corredentrice del genere umano» (5).
Di fronte alla progressiva perdita della fede delle ultime generazioni, meditiamo spesso su questo mistero che vuol ricordarci come Gesù non sia un semplice uomo come tutti gli altri, ma che «il Figlio di Dio assumendo la natura umana nell’unità della persona fece di due, cioè della divinità e dell’umanità, una cosa sola» (6).
E la prima goccia di Sangue del piccolo Gesù nel grembo di Maria Santissima non poteva che provenire dal Cuore Immacolato della Madre, come anche il primo palpito del Suo cuore, per una legge naturale prestabilita dalla Santissima Trinità fin dall’eternità.
Davanti a questo sublime scambio di amore, e di vita naturale e soprannaturale, il pensiero corre alla nostra epoca nella quale domina la disumana e omicida cultura e prassi abortista. Vediamo allora in questi primi palpiti di Gesù nel grembo della Madre l’espressione di una nascosta offerta di riparazione alla Santissima Trinità: un’offerta che ci dice come già la prima goccia di Sangue divino era finalizzata alla nostra salvezza e redenzione.
Un mistero di sommo amore che non basterà l’eternità per comprenderlo e adorarlo, e che san Massimiliano scolpisce così: «“Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14) come frutto dell’amore di Dio e dell’Immacolata» (Scritti Kolbe, n. 1296).
Note
1) La predica del Santo fu in seguito trascritta, nella successione dei suoi argomenti, da don Corrado Szweda, un sacerdote presente. È pubblicata in Le Conferenze di san Massimiliano M. Kolbe [sigla CK], Casa Mariana Editrice, Frigento 2014, n. 326.
2) L’espressione è tipica scotista.
3) Padre Stefano M. Manelli, FI, Eucharistia de Immaculata, Casa Mariana Editrice, 2011, p. 25, con riferimento a F. D’Onofrio, Crocevia cellulare tra figlio e madre (considerazioni bioetiche), in Atti dell’Accademia Pontaniana, Napoli 2002, vol. I, pp. 91-96.
4) Serva di Dio Suor Lucia di Fatima, Gli Appelli del Messaggio di Fatima, LEV, 2001, p. 104.
5) Ivi, p. 128.
6) San Bonaventura, Sermoni Domenicali, Città Nuova Editrice, 1,4, p. 35.