In occasione della grande solennità mariana, presentiamo una sintesi di Mariologia spirituale francescana, che l’autore ha tratto dalla “Theologia spiritualis” del servo di Dio padre Alessio Benigar e liberamente adattato, incentrata sull’eterna predestinazione dell’Immacolata Madre di Dio e Corredentrice del genere umano.
Con lo stesso divino decreto con il quale è stata stabilita l’incarnazione del Verbo, per comunicare all’umanità assunta la pienezza della vita divina, Dio ha predestinato la Vergine Maria, prima di tutte le altre creature, ad una intima e diretta partecipazione alla vita divina tale che, per essa, divenisse Madre del Verbo incarnato e, perciò, vera Madre di Dio.
Esposizione del concetto
1) L’asserto è una logica conseguenza della predestinazione eterna di Cristo e di Maria. Dio ha voluto tutti gli esseri al di fuori di sé, non solo in vista di Cristo, ma anche per l’onore e la lode di Maria, come per un fine secondario, dipendente dal primo e in esso incluso, grazie al quale godono dell’esistenza sia gli angeli, sia gli uomini.
Solo a Maria è stata partecipata la vita interna trinitaria in misura tale «che in nessun modo se ne trovi una maggiore, al di sotto di Dio, e della quale nessuno, oltre a Dio, può avere una conoscenza adeguata» (Beato Pio IX, bolla Ineffabilis Deus), perché Lei entra così pienamente nell’ordine dell’Unione ipostatica, da essere totalmente consacrata al Verbo Incarnato, con la sua maternità sia fisica, sia spirituale. Perciò, tante creature servono la Vergine Maria, quante servono la Santissima Trinità.
2) Le parole «con lo stesso decreto» sono state usate dal beato Pio IX nella bolla dogmatica Ineffabilis Deus. Esse riservano alla Santissima Vergine, nel decreto della divina predestinazione, un posto del tutto privilegiato e singolare, a fianco del suo Figlio. Questo significa che Adamo fu subordinato a Cristo e a Maria, e da loro – in quanto predestinati – ha ricevuto la grazia, e non che Maria fosse assegnata alla stessa condizione di Adamo, secondo i principi della propagazione umana.
3) Questa predestinazione assoluta della Vergine Maria infonde viva luce su tutte le altre sue prerogative.
- Unita a Cristo dal medesimo decreto divino, prima e indipendentemente dalla previsione del peccato, è stata predestinata come Madre del Verbo e, perciò, singolarmente partecipe della vita divina, nonché Regina del mondo e di tutta la creazione; Maria, perciò, è stata costituita come il Cuore del Corpo mistico di Cristo, Madre e Mediatrice universale di tutte le creature ragionevoli, con giurisdizione sul flusso di tutte le grazie che Lei diffonde, per modo di “collo” o “acquedotto”, su tutta la Chiesa, trionfante, purgante e militante. Tutto questo, non per una qualsiasi indigenza del Figlio il quale, in verità, non avrebbe bisogno di nessuno per compiere ciò che vuole, ma per la sovrabbondanza del suo amore filiale, che liberamente vuole unire al suo proprio influsso, l’influsso della Madre sua sulle membra del Corpo mistico, per onorarla con la dignità regale, così da essere la più nobile partecipazione di se stesso, per la virtù e la grazia derivata da sé, in quanto Capo del Corpo mistico.
La comunicazione della divina natura, sia per via dell’Unione ipostatica in Cristo, sia per la sua similitudine nelle altre creature razionali, è compiuta dallo Spirito Santo in Maria e per la sola Maria. Vale a dire che ogni rigenerazione soprannaturale avviene solo per la via della Maternità nel purissimo seno fisico e mistico di Maria. Da questa condizione della Santissima Vergine, seguono le verità che Lei è l’Immacolata Socia del Redentore, Mediatrice di tutte le grazie, Regina dell’universo.
La sua Maternità mistica è derivata dalla sua Maternità divina, è costituita dalla pienezza di grazia, si esercita essenzialmente comunicando la vita di grazia, e ha come termine ed effetto la soprannaturale rigenerazione dell’uomo e la sua incorporazione in Cristo.
- Da questo primato assoluto di Cristo e della sua Santissima Madre deriva sia la sua Immacolata Concezione, ossia l’esenzione dal peccato originale e da ogni debito, almeno prossimo e personale, di contrarlo; sia l’immunità da ogni peccato personale e dal fomite del peccato, ossia la concupiscenza; sia la sua perpetua Verginità e la sua assunzione al Cielo.
- Segue, infine, che il Cuore purissimo della Vergine risplendesse della somma santità, della quale non se ne può pensare una maggiore.
I fondamenti teologici
1) La Sacra Scrittura. Tutte le volte che nella Scrittura si parla dell’istituzione dell’economia soprannaturale e della santificazione degli eletti, la Beata Vergine Maria è – almeno implicitamente – associata a Cristo, Capo e Mediatore di tutti. Secondo la comune sentenza dei Padri e di molteplici teologi, nonché della sacra Liturgia e dei documenti della Santa Sede, la Beata Vergine è significata dal grande segno apocalittico (cf. Ap 12). Perciò san Bernardino e alcuni teologi deducono che gli angeli fedeli fossero stati santificati in previsione dei meriti di Cristo e della sua gloriosa Madre; e che la Beata Vergine fosse stata predestinata a tanta partecipazione della vita divina, da esser istituita come Mediatrice, in Cristo e per Cristo, della grazia e della gloria anche per gli angeli.
- Dall’oracolo contenuto nel Protovangelo (cf. Gen 3,15), la venerabile tradizione della Chiesa, sin dai tempi di sant’Ireneo, considera la Beata Vergine come la Nuova Eva, unita a Cristo Redentore da un indissolubile vincolo, così che, in ordine alla restaurazione e alla comunicazione della divina grazia, Lei tenga quel posto che, in senso contrario, Eva ha avuto nella propagazione del genere umano e nella prevaricazione. La Vergine Maria, dunque, doveva esser predestinata con Cristo alla partecipazione alla vita divina in quella pienezza che accede nel modo più prossimo all’estensione ipostatica della vita divina.
- Maria, inoltre, ha generato il primogenito tra molti fratelli (cf. Rm 8,29), il capo del corpo della Chiesa (cf. Col 1,17; Ef 1,22.4,15), Colui ad immagine del quale tutti gli uomini devono essere conformi (cf. Rm 2,29), il quale è il vero principio unitivo di tutti gli uomini (cf. Gv 13,11.21-22).
Questi testi della Scrittura, letti alla luce dell’analogia della fede, insinuano non oscuramente che la Vergine Maria sia stata predestinata assieme a Cristo, con lo stesso decreto divino, così che in Lei sia comunicata tanta abbondanza di vita divina – in quanto “Cuore del Corpo mistico di Cristo” –, da essere costituita quale vivificante Mediatrice della stessa vita divina, per tutte le creature razionali.
2) La venerabile Tradizione cattolica. Sin dai primi tempi, la venerabile Tradizione cattolica considera la Beata Vergine quale seconda Eva, associata al secondo Adamo, Cristo, come partecipe della sua suprema autorità su tutte le creature razionali, o come “collo” del Corpo mistico o, come la chiama san Bernardo, “acquedotto” della grazia. Questo mistero ha intravisto e chiaramente annunciato e predicato san Bernardino, con ardentissimo zelo: «La Beata Vergine è bella come la luna perché diffonde la luce della divina sapienza e la rugiada della grazia celeste. Perciò Bernardo dice: “Nessuna grazia viene dal cielo sulla terra, se non passa per le mani di Maria”. Perciò Girolamo, in un sermone sull’Assunzione, dice: “In Cristo ci fu la pienezza della grazia come nel capo che la infonde, in Maria come nel collo attraverso il quale passa ed è distribuita”». Inoltre, nel Cantico dei cantici Salomone dice di Maria, in relazione a Cristo: “Il tuo collo è come una torre di avorio” (7,4). Infatti, come attraverso il collo gli spiriti vitali si diffondono dal capo in tutto il corpo, così la Vergine, da Cristo Capo, diffonde continuamente le grazie vitali nel suo Corpo mistico, più specialmente agli amici e devoti. Questo è perciò l’ordine gerarchico anche del deflusso delle grazie celesti. In primo luogo, da Dio fluiscono nell’anima benedetta di Cristo, perché, come è detto nella Lettera di Giacomo: “Ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce” (1,17). Scende di seguito nell’anima della Vergine, poi nei Serafini, nei Cherubini e così, successivamente, negli altri ordini angelici e dei santi; infine, nella Chiesa militante, soprattutto negli amici di Dio e della Vergine gloriosa». Come, dunque, tutta la vita divina, in tutta la sua pienezza, è estesa alla natura umana assunta dal Verbo, tramite l’Unione ipostatica, così tutti i doni, per mezzo dei quali le creature razionali diventano partecipi della vita divina, discendono ordinatamente da Cristo per mezzo di Maria e, da Lei, ridondano su tutti gli altri.
3) La ragione teologica, infine, è presa dalla divina Maternità della Beata Vergine. Poiché la Santissima Vergine fu prevista assolutamente quale Madre del Verbo Incarnato e assieme a Lui predestinata con lo stesso decreto, non poteva rimanere estranea alla vita divina di Lui. La sua Maternità, infatti, non fu solo una funzione fisica, ma principalmente fu soprannaturale, morale e spirituale. Maria, perciò, doveva partecipare della vita divina del Verbo, con tanta abbondanza e pienezza, da ridondare anche nella fecondità fisica, in quanto in Lei, e per mezzo di Lei, la missione invisibile del Verbo è divenuta visibile; così da essere la ministra per mezzo della quale la vita divina si estende sostanzialmente e ipostaticamente, al di fuori di Dio, a Colui che Lei doveva partorire, per mezzo del quale la vita divina è offerta a tutte le creature razionali.