SPIRITUALITÀ
Lo Spirito Santo non è conosciuto
dal Numero 22 del 4 giugno 2017
di Claudia Del Valle

Lo Spirito Santo è raramente oggetto delle nostre preghiere o delle nostre meditazioni, per questo motivo è stato chiamato “il grande Sconosciuto”. In realtà ogni operazione di Dio verso la creatura e ogni risposta soprannaturale della creatura verso Dio chiama in causa lo Spirito Santo.

Dello Spirito Santo si parla poco perché – a differenza del Padre e del Figlio – non ha una categoria corrispondente nella conoscenza umana. Non a caso viene spesso definito “il grande Sconosciuto” o “il grande Dimenticato”. Anche la Chiesa, nelle sue dossologie liturgiche, rivolge abitualmente le sue suppliche al Padre, con minore frequenza al Figlio, e solo eccezionalmente allo Spirito Santo.
In Occidente c’è sempre stata una certa reticenza a parlare del divin Paraclito. Ad esempio, non s’intitolavano Chiese allo Spirito Santo. La prima risale probabilmente ad Abelardo che intitola il suo Monastero al Paraclito (XI-XII sec.). Ma, in questa ritrosia, v’è una ragione teologica. Lo Spirito di Dio più che oggetto di conoscenza è Colui che ci fa conoscere, ci svela la bellezza del Figlio e, attraverso la bellezza del Figlio, ci fa giungere alla conoscenza del Padre, Creatore dell’universo. Quindi più che una realtà da contemplare, Egli è in noi con-principio della contemplazione del Signore Gesù e attraverso Gesù della contemplazione di Dio Padre. Più che il destinatario delle nostre invocazioni, è Colui che in noi ci associa al suo gemito inesprimibile verso il Padre (secondo l’espressione di san Paolo) e ci associa al suo desiderio di unità col Padre.
Nella Sacra Scrittura troviamo che lo Spirito Santo è all’origine dell’ordine naturale e soprannaturale.

Ordine naturale

Il primo e più elementare insegnamento che ci dà la Sacra Scrittura quando ci parla dello Spirito Santo riguarda la Creazione. Lo Spirito Santo aleggia sulle acque nella Genesi: «La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (1,2). All’origine del mondo, dunque, troviamo l’azione dello Spirito Santo. Nella creazione dell’uomo, Dio «formò l’uomo dalla polvere della terra e alitò nelle sue narici un soffio vitale e l’uomo divenne un essere vivente» (Gen 2,7). II termine Spirito (pneuma) significa soffio, vento: si tratta di una forza misteriosa, di una energia divina che investe la terra e la sua prima creatura.

Ordine soprannaturale

I simboli dello Spirito Santo sono il fuoco, l’acqua e la colomba.
Fuoco. Lo Spirito di Dio è paragonato anzitutto al fuoco. San Giovanni Battista aveva detto del Messia: «Battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ciò significa che lo Spirito Santo investe l’uomo segnato dal peccato come un fuoco per purificarlo, non limitandosi a fargli vedere con la sua luce le sue miserie, ma cancellandole con la più tormentosa delle purificazioni, perché la purificazione dello Spirito Santo è dolorosa. Gesù dice nel Vangelo di Marco: «Ognuno sarà salato col fuoco» (9,49). Se vogliamo lasciare che lo Spirito Santo viva in noi, dobbiamo prepararci alla più dolorosa delle purificazioni.
Acqua. «Gesù, ritto in piedi, esclamò: “Se qualcuno ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo grembo”», scrive san Giovanni. Poi commenta queste parole di Gesù dicendo: «Questo disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui. Infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato» (Gv 7,37-39).
Da ciò deduciamo: 1) che l’uomo è sempre alla ricerca di qualcosa che possa dissetarlo, e solo Dio può dissetarlo; 2) che lo Spirito Santo sia venuto in forma visibile il giorno di Pentecoste non vuol dire che non fosse già operante prima: nell’Antico Testamento i Profeti parlano mossi dallo Spirito Santo e molti sono i passi dell’Antico Testamento in cui Egli si manifesta. Ma si domanda sant’Agostino: «Quanto a quest’espressione dell’Evangelista – “non c’era ancora lo Spirito perché Gesù non era stato ancora glorificato” – che senso attribuirle, se non che dopo la glorificazione di Cristo doveva esserci una tale donazione o missione dello Spirito Santo quale non v’era stata antecedentemente?».
Colomba. Compare nel Battesimo di Gesù nel Giordano ed è uno dei pochi testi riportati da tutti gli Evangelisti. Ciò indica che aveva una grandissima importanza nella comunità primitiva. Gesù esce dall’acqua e subito v’è la presenza dello Spirito come colomba. Questa immagine richiama la prima pagina della Genesi dove lo Spirito è presentato come un uccello che si libra sulle acque e inizia il mondo. La colomba compare anche alla fine del Diluvio per annunziare la rinascita della terra purificata e pronta a ricominciare la vita. È da notare che entrambi i contesti parlano di novità. La prima pagina della Genesi parla del mondo nuovo, e quella del Diluvio parla del mondo rinnovato. Nel Battesimo l’acqua rappresenta il mondo nuovo, Gesù il mondo rinnovato. Ecco perché quando Gesù esce dalle acque v’è la colomba. Le acque per gli antichi ebrei avevano un valore negativo (il mondo). Gesù che esce dalle acque indica il mondo totalmente rinnovato dal peccato, redento, riconsacrato. Dunque dove si effonde lo Spirito di Dio v’è sempre qualcosa di soprannaturalmente nuovo.
Quando inizia il fatto più straordinario della storia dell’umanità, l’Incarnazione del Figlio di Dio, troviamo lo Spirito Santo (rappresentato spessissimo come una colomba) che invade Maria Santissima: è l’inizio del mondo nuovo.
È lo Spirito che dà origine al mondo rinnovato nel Battesimo di Gesù. È lo Spirito che dà inizio all’umanità nuova, alla Chiesa, con la Pentecoste. È lo Spirito che nel Battesimo cristiano dà inizio all’uomo nuovo.

Lo Spirito di Dio in noi

San Paolo dice: «I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio [...]. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali [pneumatiche] in termini spirituali. L’uomo naturale [psichico] però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui e non è capace d’intenderle...» (cf. 1Cor 2,11-14). L’uomo spirituale – o pneumatico – è colui che ragiona secondo lo Spirito Santo; l’uomo naturale – o psichico – è colui che ragiona secondo il mondo e – al dir di san Paolo – non comprende le cose di Dio.
Il cristiano, dunque, deve sforzarsi di essere “pneumatico”, cioè di ragionare secondo lo Spirito Santo e non secondo il mondo. Ma quali sono i pensieri dello Spirito Santo? Sono i gemiti d’amore verso il Figlio, il Padre e tutte le loro opere! Lo Spirito Santo è amore. Sant’Agostino definisce la Santissima Trinità l’Amante, l’Amato e l’Amore. Dunque lo Spirito Santo è essenzialmente “amore” ed infatti vuole insegnarci ad amare Dio. Se siamo “naturali” o psichici, tanto meno lo Spirito Santo dimora in noi, non perché Egli non voglia inabitarci ma perché noi lo rifiutiamo. E lo rifiutiamo perché, in fondo, sappiamo che quando Egli entra è un fuoco che “purifica” dolorosamente. Lo Spirito Santo, infatti, invita al rinnegamento, ci porta alla tentazione (come Gesù nel deserto), ci guida verso il Calvario... Ma non dimentichiamo che Egli fa ciò per santificarci (è Lui il Santificatore) e trasformarci in creature nuove. Abbiamo visto, infatti, che dove Egli arriva tutto è rinnovato. Lo ripetiamo spesso nella Liturgia: Manda il tuo Spirito e sono creati, e rinnovi la faccia della terra. Eppure spesso noi lo rifiutiamo. E rifiutando Lui, rifiutiamo tutto quel carico d’amore e di santità che Egli vuole donarci. Giova allora ricordare che, per quanto dolorosa possa esser la purificazione che opera il divin Paraclito, è sempre poca cosa rispetto al dono che ci vien fatto.

Il ruolo dello Spirito Santo

San Basilio di Cesarea, contemplando l’economia divina stabilita dal nostro ottimo Dio, non esita ad attribuirne la piena realizzazione allo Spirito Santo. «Si considerino pure – scrive – il passato, le benedizioni dei Patriarchi, l’aiuto portato dal dono della Legge, i “tipi”, le profezie, le azioni brillanti in guerra, i miracoli compiuti dai giusti, o le disposizioni relative alla venuta del Signore nella carne: tutto fu realizzato dallo Spirito. Egli fu all’inizio presente alla carne del Signore, quando di Lui divenne l’“unzione” e l’inseparabile compagno, come è scritto: “Colui sul quale vedrai discendere e posarsi lo Spirito, è il mio Figlio diletto” (Gv 1,33; Lc 3,22) e: “Gesù di Nazareth, che Dio consacrò in Spirito Santo” (At 10,38). Poi tutta l’attività di Cristo si compì in presenza dello Spirito. Egli era là anche quando fu tentato dal diavolo, poiché sta scritto: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato” (Mt 4,l). Ed era ancora con Lui, inseparabilmente, quando Gesù compiva i suoi miracoli, perché “io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio...” (Mt 12,28). Egli non l’ha lasciato dopo la sua Risurrezione dai morti: quando il Signore, per rinnovare l’uomo e per restituirgli – giacché l’aveva perduta – la Grazia ricevuta dal soffio di Dio, quando il Signore soffiò sulla faccia dei discepoli, che cosa ha detto? “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,22-23). E l’organizzazione della Chiesa? Non è evidentemente, e senza contraddizione, opera dello Spirito Santo? Infatti, secondo san Paolo, è Lui che ha dato alla Chiesa “in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori; poi il dono dei miracoli, poi i carismi di guarigione, di assistenza, di governo, di lingue diverse” (1Cor 12,28). Lo Spirito distribuisce quest’ordine secondo la ripartizione dei suoi doni».

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